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  05/05/2024 - 09:27

 

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Pino Cacucci
Punti di fuga
Milano, Feltrinelli ("Universale Economica"), 2000; pp. 155
Diario di un killer per bisogno

 




                     di Paolo Boschi


Demasíado Corazón
Punti di fuga
In ogni caso nessun rimorso
Ribelli!
Mastruzzi indaga


Al centro di Punti di fuga, romanzo breve o racconto lungo che dir si voglia, c'è il personaggio di Andrea Durante, un "killer per bisogno" - come lo definisce lo stesso Cacucci - che a Parigi ha trovato il suo rifugio d'elezione, il territorio ideale per condurre un'esistenza transeunte come la sua, in perenne passaggio all'ennesimo appartamento ai limiti del decoro. All'inizio di Punti di fuga lo troviamo nel quartiere di Belleville, poi immortalato e reso noto dai romanzi di Pennac: perché questa storia, a mezzo tra il noir e il giallo atipico, fu pubblicata nella raccolta Outland Rock, edita nel 1988 per Transeuropa. Pino Cacucci oggi la rilegge con l'ottica di uno che in seguito è fuggito per davvero, o almeno ha finito per eleggere il viaggio a ragione di vita, nel suo caso sempre divisa tra il capoluogo felsineo e l'America Latina. Il concetto di fuga è descritto in questi termini dall'autore bolognese nell'inedita postfazione al romanzo, recentemente riedito in volume singolo da Feltrinelli: "Siamo abituati a dare una valenza negativa al concetto di fuga; i sussidiari delle medie ci insegnavano che è un gesto vile, una rinuncia ad affrontare avversità e responsabilità. La fuga è invece l'unica scelta dignitosa quando non puoi cambiare più nulla, e non vuoi neppure lasciarti coinvolgere, diventare complice". Una definizione che ben si adatta al protagonista di Punti di fuga, il nostalgico e disadattato Andrea Durante: esule dall'Italia ha trovato nel rifugio parigino una nicchia di immoralità che gli consente di vivere, pur operando di continuo scelte contrarie all'etica (come l'assassinio) ma, dal suo punto di vista, quasi morali. Durante uccide semplicemente perché la sua vita ha preso tale direzione preferenziale, e non può far altro che continuare, centellinando gli omicidi, una professione che gli consente almeno la sopravvivenza. Almeno finché la commissione per l'omicidio di turno diventa, un po' per caso, forse per volontà di un malavitoso polacco, una trappola micidiale che comincia a chiudersi intorno a lui. Ed è in quel momento che Durante, come nella canzone dei Beatles, con il piccolo aiuto di un amico di vecchia data, Filippo, inseparabile compagno di gioventù, cerca di riprendersi in mano la vita. Anche se questo comporta la fuga come unica via d'uscita, con direzione quasi obbligata in Messico. Una tappa che di lì a poco è divenuta meta privilegiata dello stesso Cacucci: e da quel momento sono arrivati anche straordinari romanzi di viaggi vissuti sulla propria pelle, da Puerto Escondido (poi traslato sul grande schermo da Salvatores) a San Isidro Futbol (divenuto un film di Cappelletti), da La polvere del Messico fino allo splendido Demasiado Corazon, uscito giusto un anno fa. I lettori di vecchia data non potranno perdersi Punti di fuga perché in nuce si vi ritrovano molti spunti felicemente confermati dalla narrativa cacucciana successiva, per tutti i neofiti è l'attacco ideale per tutti gli altri punti di fuga romanzeschi dello scrittore bolognese.

Pino Cacucci, Punti di fuga, Milano, Feltrinelli ("Universale Economica"), 2000; pp. 155

Voto 7 

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