Afrodita
La figlia della fortuna
Ritratto in seppia
La città delle bestie
Il mio paese inventato
Il regno del Drago d'Oro
Senza
dubbio Isabel Allende, classe 1942, la più nota scrittice cilena contemporanea,
è una signora che onora le proprie promesse, comprese quelle editoriali. Ecco
dunque arrivare puntuale sugli scaffali delle librerie Il regno del Drago d’Oro ad
un anno esatto dall’uscita de La città delle bestie,
primo atto di una trilogia dedicata ai lettori più giovani. Nel secondo
capitolo delle avventure di Nadia e Alex, che avevamo imparato a conoscere con
i nomi totemici di Aquila e Giaguaro, dalla foresta amazzonica si torna in
viaggio stavolta sui picchi innevati dell’Himalaya, al solito con i due ragazzi
mascottes d’eccezione nella
spedizione giornalistica promossa dal “National Geographic" e capeggiata da Kate Cold, l’anziana ma
inarrestabile nonna di Alex. Rispetto alla dimensione magico-ecologista che
caratterizzava la prima avventura stavolta l’atmosfera narrativa si tinge di
spiritualità buddista conservando i molteplici richiami New Age, anche perché
la Allende
da scrittrice consumata sa bene che la ricetta vincente non si cambia mai in
corso d’opera. Alex, Nadia e nonna Kate approdano così al Regno Proibito, un
minuscolo ma paradisiaco paese arrocato tra le montagne dell’Himalaya e protetto da un pacifico
isolamento contemplativo che perdura ormai da secoli. Nel frattempo l’avido
Collezionista, il secondo uomo più ricco del mondo, ha commissionato
all’infallibile Specialista – capo di un’organizzazione criminale nota solo ai
pochi che possono permettersene i servigi – l’arduo furto del Drago d’Oro, una
preziosa statua dotata di poteri divinatori che il committente vorrebbe usare
per impadronirsi dello scettro di primo plutocrate a livello mondiale.
Ovviamente ne Il regno del
Drago d’Oro il piano dei cattivi andrà ad incrociarsi con la spedizione
di nonna Kate, i cui giovani pupilli avranno modo di risolvere eroicamente
l’ingarbugliata situazione col piccolo aiuto di un monaco buddista, del suo
allievo (l’erede designato al trono del Regno Proibito) ed infine dei mitici
yeti – dopo le bestie amazzoniche della puntata apripista della trilogia,
nell’ultima la Allende
magari si servirà del mostro di Lochness, chissà... –. Il variegato gruppo dei
buoni dovrà vedersela in particolare con gli spietati Guerrieri blu della
famigerata Setta dello Scorpione, un’amorale cricca di mercenari assoldata
dallo Specialista per sbrigare il lavoro sporco. Ovviamente, dopo aver superato
infinite difficoltà, eventi altamente drammatici e l’immancabile colpo a
sorpresa finale, il bene finirà per trionfare. Nel complesso Il regno del
Drago d’Oro è un esempio di narrativa di consumo che si fa leggere d’un
fiato ed a tratti si rivela perfino appassionante, a patto di abbassare le
barriere della credibilità e prendere per buone le tante sequenze poco
plausibili. Il romanzo ad ogni modo si attesta sul livello medio del precedente
La città delle bestie, dunque i lettori soddisfatti dell’ultima
fase creativa della Allende saranno accontentati anche stavolta. Per tutti
gli altri (gli insoddisfatti) sarà invece consigliabile saltare a piè pari
questa ennesima escursione allendiana nell’accidentato territorio della
narrativa avventurosa per ragazzi (e magari anche il terzo ed ultimo atto) ed
attendere con fiducia il ritorno della scrittrice cilena alle romanzesche saghe
familiari finora praticate con indiscutibile talento da La casa degli
spiriti in poi. Per chi non può aspettare tanto, un’altra opzione
allettante è Il mio paese inventato, la recente autobiografia di Isabel
Allende, avvincente come un romanzo.
Isabel Allende, Il regno del Drago d'Oro, Milano, Feltrinelli, 2003; pp. 257
Voto
6