Spider
Regia di David Cronenberg
Cast: Ralph Fiennes, Gabriel Byrne, Miranda Richardson, Lynn Redgrave, John Neville; drammatico; Canada; 2002; C.
Dall'omonimo romanzo di Patrick McGrath
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Spider
A history of violence
La promessa dell'assassino
A Dangerous Method
Quando
s’incontrano due personalità artistiche del calibro del regista David
Cronenberg e dello scrittore Patrick McGrath, il risultato non può che essere
spiazzante ed incisivo: è il caso di Spider,
un film che rilegge fedelmente l’omonimo romanzo di McGrath, sceneggiato dallo
stesso autore insieme a Cronenberg. La trama è tanto complessa e contorta che
quasi imporrebbe di non svelare dettagli di sorta, per non perdere niente del
cammino psicologico percorso dal protagonista fino ai titoli di coda. Ma veniamo
alla storia: Dennis
Clegg, un uomo intorno ai quarant’anni, dopo un lungo periodo di degenza in
un istituto psichiatrico, viene inviato a Londra per la riabilitazione in una
casa-famiglia che ospita avanzi di manicomio come lui, gente dal passato frammentario
e dal futuro incerto. Ritrovandosi nell’East End londinese, il quartiere dove
ha passato la propria infanzia, il protagonista comincia a ricostruire il
trauma che ha segnato la sua vita, frugando affannosamente (ma con piglio
filologico) nei meandri della sua mente affetta da schizofrenia acuta e
ripercorrendo i propri passi da bambino. Attraverso gli occhi di Dennis Clegg
adulto impariamo a conoscere il bambino di un tempo, soprannominato Spider dalla madre,
uso a tessere ed annodare fili per tutta la casa, costruendo pseudoragnatele
come un piccolo aracnide: e conosciamo il padre, un idraulico dal carattere
passionale, abituato a frequentare pub, ubriacarsi e litigare con la moglie,
nonché occasionale frequentatore (almeno così pare) di signore dai facili
costumi. Sbarazzatosi della moglie dopo essere stato sorpreso durante un
incontro erotico con una prostituta dai modi volgari, il padre di Dennis
sostituirà con quest’ultima la scomparsa consorte, amplificando i turbamenti
del giovane Spider. Ma le cose sono veramente come sembrano? E perché nella
ricostruzione del protagonista adulto il volto della madre pare moltiplicarsi ad
libitum? Spider è un
inquietante thriller dell’anima in cui il protagonista, nonostante
le proprie anomalie psichiche, balbettando frasi sconnesse e scrivendo appunti
confusi, ripercorre le sue orme infantili per le grigie vie dell’East End –
un’ambientazione sublime nella sua desolante rappresentazione di squallore suburbano –, anticipa come un
suggeritore le battute del dramma recitato sulla propria pelle ed andato in
scena anni prima, ne rielabora gli indizi seguendo la tortuosa corrente
esistenziale. La verità, annunciata ma non meno sconvolgente, arriverà soltanto
nel finale. Impeccabile e decisamente funzionale alla trama la scelta di
Cronenberg di annullare le barriere temporali, lasciando interagire sullo
schermo il protagonista in due fasi distinte della sua vita psichiatrica. Da
segnalare la prova ciclopica e minimalista di Ralph Fiennes, la
consueta bravura di Gabriel
Byrne ed il virtuosistico trasformismo di Miranda Richardson. Una pellicola di ardua fruizione,
gelida e triste quanto intensa e malinconica.
Spider,
regia di David Cronenberg, con Ralph Fiennes, Gabriel Byrne, Miranda
Richardson, Lynn Redgrave, John Neville; drammatico; Canada; 2002; C.; dur. 1h
e 38’
Voto
7
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