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  29/03/2024 - 02:03

 

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Scanner - musica
 


Ivano Fossati
Musica moderna
Un questo pugno di canzoni che suonano tremendamente contemporanee
[Emi/Capitol 2008]

 




                     di Paolo Boschi


Carte da decifrare
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Lampo viaggiatore
Musica moderna


Se per farsi una sommaria idea di un disco ci si fermasse al suo titolo, forse dovremmo intendere che l’ultima fatica di Ivano Fossati, classe 1951, con le sue undici tracce di Musica moderna dovrebbe essere un album inciso nel solco della tradizione del cantautore genovese. Niente di più fuorviante, al contrario, dato che questo pugno di canzoni suonano tremendamente contemporanee – come di norma nella produzione fossatiana – ma anche portatrici di un’agile immediatezza di messaggio. Sono canzoni che dicono subito, insomma, con la consueta lirica efficacia di Ivano Fossati quello che l’autore intende comunicarci per stavolta. Complessivamente, anche se la copertina dell’album offre un’idea immediata di modernariato, da Musica moderna emerge un suono pulito, essenziale e molto curato, con sprazzi rock inusuali nella produzione più recente del cantautore. Nulla di cambiato, al contrario per i messaggi veicolati dalle canzoni, con cui Fossati cerca di ricostruire un clima di contemporaneità francamente preoccupante, e di cui non condivide granché. Il disco prende avvio a ritmo accelerato con Il rimedio, il cui il nostro amabile cantautore dichiara i propri intenti sulla concezione di un presente sempre meno comprensibile e per cui non sembrano profilarsi anticorpi all’orizzonte, tranne l’amore – “Mai più saggezza, mai più / se c’è un rimedio, io corro da te” –. A ruota Fossati propone il reggae Miss America, centrato su un amore appena sbocciato e le sue conseguenze (“Se fa qualcosa di sbagliato, / ha la rivoluzione nel cuore”, canta l’autore del suo personaggio). Poi l’album presenta la solita magica ballata sentimentale cui Fossati ci ha abituato, ovvero Cantare a memoria, una ballata intensa da far male, che ci conquista verso dopo verso. E poi arriva anche la grande provocazione di Musica moderna, ovvero Il paese dei testimoni, in cui Fossati piazza una corrosiva invettiva contrappuntata da un ritmo semplicemente irresistibile: l’autore genovese si cala nei panni di un tipico personaggio spregevole di quelli che nei nostri tempi riempiono di spazzatura i rotocalchi televisivi e le colonne dei giornali per criticare l’attitudine assai italiana per il sospetto. Non poteva mancare quindi la classica ballata essenziale per pianoforte di fossatiana memoria, e la troviamo in D’amore non parliamo più, essenziale, splendida e struggente. Nell’alternanza accelerato-essenziale che caratterizza il disco, ecco anche la notevole Last Minute, centrata da refrain di chitarra di rara malinconia, una ballata della memoria davvero a pronta presa e caratterizzata da una spiazzante struttura concentrica. Anche la title track è una ballata per pianoforte di rara intensità e bellezza, quel romanzo sentimentale di cui Fossati da decenni sta scrivendo un capitolo dietro l’altro per il gentile pubblico. C’è anche spazio per la canzone ecologica con l’efficace R’n’B de La guerra dell’acqua, che col suo ritmo intrigante parla di cose assai serie come lo sviluppo sostenibile in materia di risorse idriche (l’emergenza per definizione del futuro del pianeta). La coda del disco propone il minimalismo delle Parole che si dicono, quindi il tango di Illusione (molto tarantinesco e vecchio stile) ed infine la splendida ballata L’amore trasparente, dalla colonna sonora di Caos calmo, già vincitrice di un David e di un Nastro d’Argento, l’ennesima magia sentimentale del buon Fossati, caratterizzata da versi assolutamente strepitosi e da un ritmo accattivante. Un disco imperdibile.

Voto 8 

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