The Marshall Mathers LP
The Eminem Show
8 Mile - Il film
8 Mile - La colonna sonora
D’accordo,
un album di Eminem va letto, al
solito, prima sul fronte musicale e poi a livello mediatico, perché il rapper americano ama filtrare la
sua vita nei suoi dischi, almeno dal precedente The Marshall Mathers LP,
lavando senza ritrosia i panni sporchi in piazza e godendo della relativa
promozione scandalistica che la cosa comporta: i suoi lavori hanno infatti
finora conquistato le copertine delle riviste specializzate (e non solo) prima
in ragione delle offese a colleghi e parenti ivi contenute, e solo
secondariamente per la qualità artistica delle canzoni. La storia è sempre la
stessa anche in The Eminem Show, che sembra chiudere il cerchio
di una trilogia fin dal titolo: The Slim Shady LP, il primo album
ufficiale del ragazzaccio di Detroit traeva spunto dall’alter ego Slim Shady (da sempre ricorrente nei suoi
brani), il secondo richiamava la realtà anagrafica del cantante, il terzo sembra
alludere chiaramente al personaggio.
Invariato rispetto al passato anche l’abuso del politicamente scorretto e
l’oggetto degli sfoghi canori di Eminem: l’ipocrisia del sogno americano, le
disillusioni familiari, l’insulto libero al collega di turno, lo sfogo contro i
politici e così via. Canzone-manifesto dell’album risulta sicuramente il primo
singolo estratto, ovvero l’adrenalitica Without me, in cui Eminem si scaglia contro
tutto ciò che riesce ad intravedere all’orizzonte, un brano che ha generato un
variopinto video in cui il buon Marshall Mathers non esita a misurarsi in
caricature di cattivo gusto di Elvis, Robin e addirittura Bin Laden. In tutto The
Eminem Show conta venti tracce per quindici brani e cinque interludi:
nel complesso un album ridondante a livello verbale, ricco di scenette
satiriche e sorprese di varia natura. La prima gemma della tracklist è
sicuramente l’ombrosa White America, una canzone affilata come un rasoio
e che non risparmia nessuno, seguita a ruota dal dilagante hip hop di Business
e dalla cupa tristezza di Cleaning out my closet, in cui il rapper
frammenta per l’ennesima volta il suo tormentato rapporto con la madre, un
brano che costituisce un dittico con la successiva Square dance, analoga
per atmosfera ed aperta da un’intro di grande impatto. Questo spettacolo
di Eminem è un disco non a caso spesso
teso ed oscuro, come confermano le seguenti Soldier e Say goodbye
Hollywood: poi ci si imbatte nel più classico hip hop di Drips
ed in Without me, la più ritmata dell’album insieme a When the music
stop. Altre perle da segnalare sono Sing for the moment, costruita
sul campionamento di Dream on degli Aerosmith e contrappuntata dalle chiosature
chitarristiche di Joe Perry, e Hailie’s song, dedicata all’adorata
figlioletta e dotata di un insospettabile retrogusto melodico. The Eminem
Show va a concludersi con il ritmo sincopato che caratterizza Say
what you say e ‘Till I collapse, che ricorda non poco la struttura
di Rock you dei Queen.
C’è anche spazio per il divertissement di My dad’s gone crazy in
duetto con la figlia Hailie Jade. Un buon disco di hip hop, a
prescindere dal rimbombo massamediatico che indubbiamente causerà ed in attesa
di 8 mile, diretto da Curtis Hanson, un
film in cui Eminem
ci racconterà una settimana di vita di Jimmy Smith Jr., un rapper bianco
dei sobborghi di Detroit cesellato sul proprio personaggio.
Eminem, The Eminem Show [Interscope/Mca 2002]
Voto
7-