Bilancio di Musiche in Scena
Programma del convegno per un nuovo teatro musicale
Arti sceniche: lo special di Scanner
Musiche in scena: un primo bilancio in tempo reale
Stefano De Martin: un confronto multidisciplinare
Massimo Marino: la musica, un cardine di rottura dei confini disciplinari
Giancarlo Cauteruccio: Musica delle mie brame
Fulvio Cauteruccio: come č nato Roccu u stortu
Renata Molinari: appunti per azioni in musica
Giordano Montecchi: oltre l'opera
Simonetta Pecini: riflettere per dialogare
Massimo Luconi: riflessioni sul teatro musicale
I percorsi di contaminazione tra rock e scena in Italia
Il ritorno del musical
Teatro Studio di Scandicci: Stagione teatrale 2002/03
Ico No Clast
Roccu u Stortu
La Tempesta
Koreja e Raiz: Brecht's Dance la danza del ribelle
Gogmagog: L'alba e la notte. Partitura
Kinkaleri: Tono
Kinkaleri: Otto
Teatrino Clandestino: Iliade
L’intervento di Bruno Casini, corroborato dalle riflessioni
di Giancarlo
Cauteruccio e Massimo
Luconi, ha tracciato in maniera sintetica i percorsi di contaminazione tra
rock e scena in Italia. Partendo dall’esempio che l’onda lunga americana portň
decisamente alla fine dei Settanta, esempio che trovava le sue radici
nell’esperienza del Living Theatre
come nell’Exploding Plastic Inevitable di Andy Warhol, a tutt’oggi una delle piů
dirompenti e massive operazioni di sinestesia artistica, pronta a mettere sullo
stesso piano la danza sadomaso e i Velvet
Underground. Da quell’inizio“newyorkese” partirono in Italia ensemble come
i Magazzini o Marchingegno (lo stesso Cauteruccio, con Cesare Pergola); gli uni
attenti a massimizzare l’aspetto del soundtrack, con una predilezione per
l’elettronica minimalista (Jon Hassell che
sonorizza Sulla strada); gli altri dediti alla musica come
ulteriore fonte spazializzazione del luogo teatrale, insieme alla magia delle
luci e del raggio laser. Stanno esattamente nel mezzo degli Ottanta due
esperimenti di segno inverso che rappresentano punti alti di sinergia tra
musica rock e scena.
L’Eneide di Krypton (Cauteruccio,
ancora), con il tessuto sonoro dei Litfiba e Pierň Pelů sul palco; i CCCP,
agit-proppers brechtiani che ampliano i confini di un suono
volutamente scarno e sintetico con i segni della danza. Questi i semi,
recentemente germinati in tante produzioni del nuovo teatro italiano. Le ultime
evoluzioni hanno dimostrato un particolare interesse per la diegetizzazione del
suono, ovvero per la sottolineatura della diretta appartenenza del suono stesso
allo spazio del teatro. Ancora Krypton e le sue costole in prima fila: La tempesta di
Shakespeare messa in scena da Giancarlo Cauteruccio con Meg dei 99 Posse nel
ruolo di Ariel; Rocco
u’stortu di Suriano e Fulvio Cauteruccio, che assegna una particolare
funzione narrativa alle musiche del Parto delle Nuvole Pesanti; Ico No Clast,
rievocazione della vicenda di Sid Vicious curata ancora da Fulvio Cauteruccio,
spettacolo dove l’esecuzione dei pezzi dei Sex Pistols rappresenta il cuore
pulsante dell’azione.
Ma anche Otto di Kinkaleri,
che ai suoni pop che escono da un walkman e sono amplificati da un microfono,
oppure semplicemente sono udibili dalle cuffie poste sulle orecchie di una
danzatrice affidano lo statuto di “colonna sonora”. Per tacere delle canzoni
che animano gli spettacoli di Santagata, o Carnezzeria di Emma Dante.
Voto
7