Oscar 2001: Diario di bordo
Oscar 2001: la premiazione
Oscar 2001: i pronostici di Scanner
Oscar 2001: le nominations
Il gladiatore
La tigre e il dragone
Traffic
Billy Elliot
Erin Brockovich
Come lasciava intuire il record di dodici nominations, Il Gladiatore di Ridley Scott si è confermato film dell'anno alla 73° notte degli Oscar. Si è trattato però di un successo inferiore alle aspettative: la cerimonia di consegna dei premi cinematografici più ambiti a livello mondiale, presentata dall'attore Steve Martin allo Shrine Auditorium di Los Angeles, è stata infatti piuttosto equilibrata. La pellicola del talentuoso regista inglese, che ha rilanciato il kolossal di marca storica (o peplum che dir si voglia), si è imposta di misura con cinque Oscar sui quattro di Traffic di Steven Sodenbergh e de La tigre e il dragone di Ang Lee. Il Gladiatore ha vinto in due tra le categorie più ambite in assoluto, quelle del miglior film e del miglior attore protagonista (Russell Crowe), completando l'ottima performance con tre successi in categorie tecniche (effetti visivi, sonoro e costumi). La 73° edizione degli Oscar è stata una cavalcata (notturna) trionfale anche per la pellicola taiwanese La tigre e il dragone, che aveva ricevuto ben dieci nominations ed ha concretizzato la statuetta per la miglior pellicola straniera, la miglior direzione artistica, la miglior colonna sonora e la miglior fotografia: nelle due ultime categorie il film di Ang Lee ha purtroppo strappato la vittoria alle due nominations ottenute da Malèna di Giuseppe Tornatore. Sfuma così il sogno dell'Oscar per il settantaduenne Ennio Morricone, alla quinta nomination nella sua quarantennale carriera di compositore per il cinema. L'indiscusso protagonista degli Oscar 2001 è comunque Steven Sodenbergh, ed il suo Traffic la grande sorpresa. Innanzitutto a livello di rapporto nominations-statuette: Traffic era in lizza in cinque categorie e si è imposto in ben quattro. La 73° notte delle stelle registra il definitivo rilancio dell'autore di Sesso, bugie e videotape, con cui vinse a Cannes all'età di soli ventisette anni: a Sodenbergh non è sfuggita la statuetta riservata al miglior regista per Traffic. Nella cinquina di candidati Sodenbergh ha superato Ridley Scott, Ang Lee, Stephen Daldry e se stesso in qualità di regista di Erin Brockovich", dato che vantava il singolare record di aver ottenuto due nominations come miglior regista di due distinti film. Traffic è stato premiato anche per il miglior attore non protagonista (il bravissimo Benicio Del Toro), per il miglior adattamento e per il miglior montaggio. Lo scontro annunciato per l'Oscar riservato al miglior attore protagonista si è concluso con l'affermazione di Russell Crowe contro il suo concorrente più accreditato, il bravissimo Tom Hanks di Castaway, il film diretto da Robert Zemeckis in cui l'attore americano occupava lo schermo per quasi tutta la durata della pellicola. L'eroica (e 'storica') interpretazione ne Il Gladiatore di Ridley Scott segna la definitiva consacrazione di Russell Crowe, neozelandese ma australiano d'adozione, dopo l'ottima performance nel notevole L.A. Confidential di Curtis Hanson e dopo la statuetta sfiorata l'anno scorso per il suo ruolo in The Insider di Michael Mann. Agli Oscar 2001 si è concretizzato il sogno di Julia Roberts, che è stata premiata come miglior attrice protagonista per il ruolo interpretato in Erin Brochovich di Steven Sodenbergh. Al momento della premiazione la Roberts, di bianconero vestita, ha ringraziato in particolare il regista americano, premiato a sua volta per Traffic, che sul set le ha insegnato ad essere brava. Per la giovane attrice, già interprete di una ventina di film - tra i quali Pretty woman, Il rapporto Pelican, Michael Collins, Il matrimonio del mio miglior amico, Notting Hill e Se scappi ti sposo - si tratta della tanto attesa consacrazione a livello critico. A sorpresa la statuetta di miglior attrice non protagonista è andata a Marcia Gay Harden per l'intensa interpretazione offerta in Pollock.. La statuetta per la miglior sceneggiatura se l'è aggiudicata invece Cameron Crowe per Quasi famosi; una statuetta anche a U-571 per il montaggio sonoro, mentre come miglior canzone è stata indicata la notevole Things are changed dell'inossidabile Bob Dylan, che apre con il ritmo giusto Wonder Boys di Curtis Hanson. Unica presenza italiana (vincente) sul palco dello Shrine Auditorium è stata quella di Dino De Laurentiis, premiato con l'Oscar alla carriera da Anthony Hopkins, il protagonista di Hannibal, il suo ultimo film. L'ottantaduenne produttore, visibilmente emozionato, ha dedicato la statuetta al cinema italiano, auspicando che ritorni a nuova vita. Nel complesso si è trattato di una cerimonia equilibrata: cinque Oscar per Il Gladiatore, quattro per Traffic e La tigre e il dragone, uno per Erin Brockovich, Wonder Boys, Pollock, U-571 e Quasi famosi, nessuna invece per i pur notevoli Chocolat di Lasse Hallström e Billy Elliot di Stephen Daldry. Si replica, come sempre, il prossimo anno, ma stavolta non più allo Shrine Auditorium di Los Angeles ma a Hollywood.
Voto
6-