Clandestino
Proxima estacion: Esperanza
Nel
nostro paese la musica in lingua spagnola, salvo poche eccezioni, ha da sempre
costituito un genere di nicchia, riservato al palato raffinato di pochi
intenditori. Poi, alla fine degli anni Novanta, è arrivata l'inaspettata
esplosione di Ry Cooder e
dei vecchi leoni cubani del Buena Vista Social Club (altro
disco di nicchia) che, a due anni dall'uscita e aiutato dall’onda promozionale
dell'omonimo documentario di Wim Wenders, ha finito
per imporsi come un vero e proprio fenomeno del mercato internazionale. Musica
esotica e di qualità, senza dubbio, che ha fatto riscoprire un universo
musicalmente vivo, ha inaugurato la cosiddetta “febbre latina” ed ha finito per
trainare anche l'album dell’esordio solista di Manu Chao, ex leader e chitarrista del
gruppo francese Mano Negra, un disco esploso a scoppio ritardato come il Buena Vista,
ad oltre un anno dall’uscita. Clandestino presenta
complessivamente sedici brani, senza momenti di pausa creativa. In primo piano
la ritmatissima e 'sporca' title track,
pezzo apripista dell'album, seguita a ruota dal merengue lento di Desaparecido,
vivacizzato anche da un testo affatto banale. In rapida successione arriva
anche la cover 'interna' di Bongo bong – rilettura di King of the bongo dei Mano Negra –,
presentato in azzeccato medley con il
rap di Je ne t'aime plus. Nel disco d’esordio di Manu Chao corre l’obbligo di segnalare
anche Mentira, l'ipnotico reggae di Mama call (in inglese), della tesissima Welcome to Tijuana e di Por
el suelo, e infine il ritmo muy
caliente di Luna y sol e di Malegria. Un gran bel disco, nel
complesso, ravvivato da testi che invitano alla riflessione – quasi
propagandistici di una
via alternativa –, caratterizzato dall’utilizzo di tre lingue diverse (non
solo spagnolo, ma anche francese ed inglese) e da una generalizzata vivacità a
livello di generi musicali: una perfetta esemplificazione della patchanka elaborata
ai tempi dei Mano Negra, insomma. Clandestino ha fatto
diventare Manu Chao un personaggio anche di qua dalle Alpi.
Manu Chao, Clandestino [Virgin 1998]
Voto
8