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W&T
Regia Branko Brezovec
Laboratorio Nove, Musica Marjan Nećak, scenografia Tihomir Milovac, costumi Doris Kristić, movimento Natalija Manojlović, assistente alla regia Mladen Vukić
Prima assoluta in italiano e croato per Intercity Toronto Al Teatro della Limonaia, 17,18,19,20 ottobre 2006

 




                     di Tommaso Chimenti


Intercity Toronto, XIX edizione , 2006
Intercity 20, XX edizione , 2007
Bigger than Jesus, Rick Miller e Daniel Brooks, 2006
Tilt, Teatro Sotterraneo e la regia di Jillian Keiley, 2006
Alias Godot, Regia di David Ferry, 2006
W&T , Regia di Branko Brezovec, 2006


Come quando piangi e non sai il perché”. Così mi aveva descritto il suo nuovo “W & T”, fino al 20 ottobre 2006, il regista croato Branko Brezovec tornato al Teatro la Limonaia per “Intercity” dopo la fiammata ‘05 di “Timone d’Atene”. Aveva ragione. “W & T” ti prende alle viscere, ti arriva fin nelle budella, allo sterno, buca la pancia scavalcando la razionalità. Cast misto, sei italiani e cinque croati, per un grande progetto europeo: scandagliare e sondare il Potere. Una piece a più piani. Il palco, un tv acceso nel fondo in una gabbia di specchi vanitosi, un carrello, portate o lettiga, ed una grande struttura d’acciaio da dove appaiono, in lirica militaresca e versi solenni latini, gli attori completamente nudi. Pezzo censurato ai minori di 14. L’occhio cade inevitabilmente ma non presenta nessun erotismo o lussuria. Quei corpi sono statue classiche, sono “L’atleta di Lussino”. Sergio Aguirre ha il phisique du role possente dell’Imperatore romano, molto bene anche Silvano Panichi, boia e vittima (recita anche in croato), splendido Daniele Bonaiuti volto da scultura greca, fiero e selvaggio, gladiatore pugnace, dolce. Fotograficamente impeccabile.

Il complesso di ferro a più piani è un convoglio semovente. Si aprono finestre, pannelli scardinati, casa degli specchi del Luna Park o macchina trasognante e modernista alla Fura dels Baus, nave da assalto vichingo. Un palazzo barocco e brechtiano, pasoliniano. Attori picareschi, anche con i cappelli da Babbo Natale, improvvisati montatori Ikea. Attaccata alla pelle gli attori presentano delle escrescenze, tumori da ospedale, tutori da riabilitazione, piccoli stupidi soldati woycezkiani, marionette con stampelle in una macabra danza. Aulico e onirico, visionario e fascinoso, colorato ed ambizioso. Duro, ambiguo, violento, gli occhi di fuori, sudato, ammassi e piramidi umane che si accatastano, aggressivo per un’opera corale da epopea, da saga trasversale nel Tempo. Ottima la trovata di sostituire gli oggetti di scena con disegni degli stessi, come Lars von Trier in “Dogville”, come cartoon alla “Sin City”.

Voto 8 

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