L'isola del tesoro
La vera vita del pirata Long John Silver
Nonostante L’isola del tesoro, di recente ripubblicato dalla
Feltrinelli nella collana “Universale Economica”, sia stato spesso
apparentato alla narrativa per ragazzi tout court, il romanzo di Robert
Louis Stevenson (1858-94) regge da vero classico qual è alla prova del
tempo grazie agli ottimi ingredienti miscelati nell’impeccabile ricetta
letteraria: un protagonista sveglio ed adolescente come Jim Hawkins, un ambiguo
villain del calibro di Long John Silver, una vera goletta settecentesca
come la Hispaniola, un pugno di vecchi bucanieri, una mappa del
demoniaco capitano Flint, una misteriosa isola del tesoro. Dal futuro autore de
Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde un grande classico che,
parafrasando Calvino, non finisce mai di dire qual che ha da dire, intrigante
per lettori di tutte le età, fruibile a svariati livelli ma, dato che Stevenson
lo dedicò al figliastro Lloyd Osbourne nel 1883, vale indicarne il taglio
pedagogico: una caccia al tesoro che equivale, per il giovane protagonista, ad un itinerario d’ingresso
nella maturità, alla scoperta della spietatezza che domina incontrastata i
rapporti umani nel mondo, spesso regolati da un’etica di marca economica.
Eppure è con gioia e trepidazione che il giovane Hawkins parte alla volta del
tesoro nascosto in un’isola dei mari del Sud “su una goletta, con un nostromo
che avrebbe suonato il fischietto, e marinai dal codino incatramato che
avrebbero cantato: sul mare,
verso un’isola sconosciuta, alla ricerca di tesori nascosti!”. L’isola
del tesoro prende avvio quando Jim trova nel baule di Billy Bones,
vecchio lupo di mare morto ammazzato nella sua locanda, l’Admiral Benbow,
una mappa per una fantomatica isola del tesoro e la consegna al dottor Livesey
ed all’aristocratico Trelawney, che in breve organizzano la spedizione di
ricerca. Il richiamo dell’oro di John Flint, pirata d’inaudita ferocia,
dividerà immediatamente l’equipaggio approdato alla malsana isola tropicale: da
una parte Jim, Trelawney, Livesey, il capitano Smollett e pochi altri buoni,
dall’altra il resto della ciurma, un tempo agli ordini di Flint in persona,
capeggiati dal suadente Long John Silver che, nonostante abbia una gamba di
legno, si rivelerà il più furbo e spietato di tutti. Alla fine, con non poche
difficoltà e grazie all’aiuto dello strano Ben Gunn (ex bucaniere abbandonato
nell’isola tre anni prima), i buoni avranno la meglio, ma Jim Hawkins resterà
turbato per sempre dal tributo di sangue gravante sullo straordinario
tesoro.
Robert Louis Stevenson, L’isola del tesoro, a c. di
Lilla Maione, Milano, Feltrinelli, 2001; pp. 288
Voto
9