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  25/04/2024 - 12:57

 

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Josh Bazell
Vedi di non morire
Torino, Einaudi, 2009; pp. 322

 




                     di Paolo Boschi


È difficile pensare ad un libro d’esordio più riuscito di Vedi di non morire di Josh Bazell, un giovane autore che ha in tasca una laurea in Letteratura inglese (e scrittura) alla Brown University ed un’altra in Medicina alla Columbia, attualmente specializzando in psichiatria presso la University of California a San Francisco, dove abita. La sua opera prima Bazell l’ha scritta durante il suo periodo di pratica in ospedale ed il relativo successo è soprattutto il frutto del passaparola incessante dei lettori, che ha reso il giovane autore americano un caso letterario anche in Italia, come è successo per Sam Savage o Stieg Larsson, per citare i più recenti. Senza dubbio hanno aiutato anche i commenti idilliaci di illustri colleghi come Michael Connelly o Robert Crais, come pure una delle copertine più ipnotiche che siano comparse negli ultimi tempi sugli scaffali delle librerie. La storia ha un’ambientazione tra Quentin Tarantino e un serial TV come E.R. (del compianto Michael Crichton, ricordiamo): ne è protagonista Peter Brown, attualmente medico di corsia di uno dei più famigerati ospedali di Manhattan, un tempo spietato ex killer poi entrato in un programma di protezione del governo. In un giorno qualunque il dottor Brown si reca come sempre in ospedale per salvare vite, ma il destino torna a chiedergli il conto nei panni di un suo vecchio conoscente malavitoso messo molto male dal punto di vista clinico: purtroppo lo riconosce, così il protagonista dovrà salvarlo perché se il paziente dovesse morire, il suo passato criminale tornerà alla luce, e Peter non può permetterselo perché un tempo si chiamava Pietro Brwna (noto col soprannome di Orso) ed era un affiliato della famiglia mafiosa dei Locano. Quando è uscito dal giro si è trasformato nel medico da cui tutti vorremmo farci curare, un dottore dal cuore d’oro disposto ad infrangere le regole del sistema pur di salvare una vita. Pagina dopo pagina lo vedremo alternarsi alle prese con i mille inconvenienti di una normale giornata da urlo nelle corsie ospedaliere, sempre più sedotto dall’idea di saldare i conti in sospeso con la famiglia Locano. Vedi di non morire si sviluppa in un efficace contrasto tra la situazione all’ultimo respiro che il protagonista sta vivendo nel presente e ripetuti flashback sul suo intricato passato: già, perché tra parentesi gli amati nonni del futuro Dr. Brown erano ebrei polacchi scampati miracolosamente ai campi di concentramento solo per morire anni dopo nel New Jersey per mano d’una coppia d’assassini punkettari, un dramma che innescherà le scelte future del protagonista, che sceglierà di diventare un killer. Verrebbe da dire che in un quadro così variegato mancherebbe solo un po’ d’amore: tranquilli, c’è anche quello, e non necessariamente a lieto fine. E nonostante tutta questa carne al fuoco, Josh Bazell ci porta senza affanni e sempre con qualche sorpresa in serbo fino all’ultima pagina solo per avvertirci perfidamente che ogni cosa è frutto di fantasia e che “illudersi del contrario, con particolare riguardo agli aspetti di carattere medico, potrebbe rivelarsi una pessima idea”. Un romanzo cinico, a tratti surreale, tremendamente divertente e dotato di gran ritmo. Ne è rimasto sedotto anche Leonardo Di Caprio, che intende assolutamente interpretare il Dr. Brown nella versione sul grande schermo del romanzo di Bazell.

Josh Bazell, Vedi di non morire, Torino, Einaudi, 2009; pp. 322

Voto 8 

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