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  28/03/2024 - 09:48

 

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Michael Connelly
L'ombra del Coyote
Casale Monferrato, Edizioni Piemme, 2001; pp. 402
Un ottimo thriller della serie Harry Bosch

 




                     di Paolo Boschi


L'ombra del coyote
Debito di sangue
Il poeta
Il ragno


Michael Connelly, ex giornalista di cronaca nera del "Los Angeles Time", è l'ultima rivelazione del thriller a stelle e strisce, un genere in cui si è imposto come uno degli autori più interessanti degli ultimi anni con romanzi di indiscutibile qualità e di notevole livello come Debito di sangue, Il poeta, Il ragno, Vuoto di luna, Musica dura e La memoria del topo. L'ultimo della serie - uscito in Italia, come gli altri, per i tipi della Piemme - s'intitola L'ombra del Coyote e vede il ritorno di uno dei migliori personaggi creati finora da Connelly, ovvero il detective Bosch, in forza al dipartimento Omicidi della polizia di Los Angeles, già protagonista de Il ragno. Hieronymus Bosch, Harry per gli amici, pare aver toccato il fondo nello scenario d'apertura del romanzo: è stato abbandonato di recente dalla sua ultima compagna, ha una casa su cui pende un'ordinanza di demolizione dopo l'ultimo devastante terremoto abbattutosi su L.A., Bosch è ormai dipendente dall'alcool, fuma troppo ed infine è stato sospeso dal servizio per aggressione ad un superiore. Insomma, il nostro detective sta vivendo una delle fasi peggiori della sua vita: ad aumentare il già comprensibile stato di tensione di Bosch ci sono anche le sessioni di terapia comminategli dalle massime autorità della polizia presso la dottoressa Carmen Hinojos, una psicologa dotata di una buona dose di sensibilità che riesce a scalfire, una seduta dopo l'altra, la corazza di rabbia che il detective si è cucito addosso nel corso degli anni. Il dato più significativo all'inizio è che Harry Bosch riesce ad ammettere con se stesso di soffrire di solitudine e di avere un rapporto ormai annoso con la bottiglia, in seguito emerge anche il classico trauma infantile sepolto nell'inconscio, annunciato da un sogno e da una visione relativa all'ultimo coyote a piede libero per le colline di Los Angeles: il poliziotto riesce ad identificare, con l'aiuto della dottoressa Hinojos, l'evento che ha segnato la sua infanzia, nel dettaglio l'irrisolto omicidio della madre, una giovane prostituta. Nonostante la sua professione, scelta forse anche per un latente bisogno di giustizia personale, Bosch infatti non ha mai saputo trovare il coraggio per riprendere in mano il caso relativo all'uccisione di sua madre assicurando l'impunito colpevole alla legge. L'indagine che s'innesca a questo punto ne L'ombra del Coyote è strettamente privata e fuori dagli ordinari binari istituzionali: il detective riesuma il vecchio caso dalla polvere degli archivi e comincia a fare quello che sa fare meglio di ogni altra cosa, ovvero scoprire smagliature, rimestare nel torbido, identificare testimoni utili e possibili sospetti, indurre tensione in questi ultimi. In quel caso archiviato decenni prima figura infatti un buon numero di nomi eccellenti, ed il protagonista fa presto a tirare le somme: l'indagine è stato chiusa in fretta e furia da una parte perché la vittima era un soggetto socialmente privo d'interesse, dall'altra anche per insabbiare il potenziale coinvolgimento dei classici pezzi da novanta. Tutti l'hanno dimenticata, non il figlio: tutti mostrano presto di non averla affatto dimenticata, e ben presto Harry Bosch, sempre più tormentato in cerca della verità, dovrà fare del suo meglio per sopravvivere. Ne L'ombra del Coyote Michael Connelly conferma il suo notevole talento narrativo tessendo in modo intrigante le numerose sottotrame in direzione del finale a sorpresa: la suspense, neanche a dirlo, viaggia su livelli ottimali dalla prima all'ultima pagina.

Michael Connelly, L'ombra del Coyote, Casale Monferrato, Edizioni Piemme, 2001; pp. 402

Voto 7½ 

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