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  14/05/2024 - 00:10

 

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Margaret Doody
Aristotele e il giavellotto fatale
Palermo, Sellerio, 2000; pp. 67
La 'palestra in rosso' di Aristotele

 




                     di Paolo Boschi


Aristotele Detective
Aristotele e il giavellotto fatale
Aristotele e la giustizia poetica
Gli alchimisti


Non capita spesso ad uno scrittore per diletto di diventare un caso letterario soltanto grazie a tre romanzi: è quello che è successo alla canadese Margaret Anne Doody, di professione docente di Letteratura comparata alla Notre-Dame University. La grande intuizione della Doody è stata quella di applicare ad un personaggio storicamente codificato come Aristotele la griglia rigidamente chiusa, per certi versi scientifica, del giallo, genere letterario codificato sostanzialmente nei filoni della detective story e del thriller, tralasciando i numerosi sottogeneri. La scrittrice canadese ha puntato sul primo filone esordendo nel lontano 1978 con Aristotele detective (riedito in versione integrale dalla Sellerio giusto un anno fa), poi si è ripetuta appunto con Aristotele e il giavellotto fatale, datato 1980 ma pubblicato solo ora in Italia, e quindi con Aristotele e la giustizia poetica, in corso di pubblicazione. Rispetto al primo romanzo, impeccabile sotto il profilo della ricostruzione storico-culturale, la seconda inchiesta dello Stagirita è presentata secondo il taglio del racconto - d'altra parte i protagonisti avevamo imparato a conoscerli nella prima indagine -, ma si rivela non meno stringente dal punto di vista narrativo. La Doody ha scelto (e ricostruito magistralmente) l'ambiente della palestra annessa ad una scuola dell'Atene del IV secolo a.C.: in primo piano c'è l'omicidio di uno studente, involontariamente trafitto dal giavellotto di un compagno, con un giovane colpevole confezionato per l'uso. Senza dubbio un incidente, almeno in apparenza, almeno finché Aristotele non ricostruisce il quadro, con domande mirate impara a conoscere i testimoni ed analizza a fondo la scena del delitto. Alla fine, neanche a dirlo, con un po' d'acume ed un pizzico di logica deduttiva, il filosofo di Stagira arriverà a chiarire oltre ogni ragionevole dubbio l'incidente, che non è tale ma un delitto ben orchestrato, risalendo al vero colpevole. Il tutto applicando al caso in questione le sue teorie relative alla Fisica dei luoghi naturali, parallelamente a come il mistero di Aristotele detective era stato risolto grazie alla Metafisica - mentre nel terzo romanzo il protagonista utilizzerà le dottrine alla base della Poetica -. L'ambientazione chiusa di una palestra, il serrato interrogatorio ai giovani testimoni, la suspense a livelli ottimali, un'ambientazione credibile: è Aristotele e il giavellotto fatale, uno stringente racconto giallo di poco meno di quaranta pagine, che si legge in un'ora ma diverte molto più a lungo. Con introduzione di Beppe Benvenuto ed una nota di Luciano Canfora.

Margaret Doody, Aristotele e il giavellotto fatale, Palermo, Sellerio, 2000; pp. 67

Voto 7 

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