partner di Yahoo! Italia

Fizz - Idee e risorse per il marketing culturale !

Scanner - Cultura Opinioni Online
links redazione pubblicità info redazione@scanner.it


   


Far East Film Festival
XXVI edizione
Florence Korea Film Fest
XXII edizione
74° Berlinale
Un orso che non smette mai di cacciare
41° Torino Film Festival
Un minestrone di proposte
France Odeon 2023
XV edizione
Festa del Cinema di Roma
XVIII edizione
Venezia 80
Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica
Cannes 2023
La madrina è Chiara Mastroianni
Far East Film 25
Un festival faro per il cinema orientale in Europa
Florence Korea Film Fest
XXI edizione

 


Ricerca avanzata

 

 

Arte Musica Libri Cinema Live Interviste Home Vignette Gallery Hi-Tech Strips Opinioni Gusto Ospiti TV

  03/05/2024 - 08:16

 

  home>cinema > festival

Scanner - cinema
 


Biennale Cinema 65
L’aura argentea della pellicola
Seconda puntata del reportage di Scanner sulla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica 2008
Al Lido di Venezia dal 27 agosto al 6 settembre 2008

 




                     di Matteo Merli


Presentazione: primo reportage dalla mostra di Venezia 2008
Secondo reportage dalla mostra di Venezia 2008
Terzo reportage dalla mostra di Venezia 2008
Quarto reportage dalla mostra di Venezia 2008
Bilancio della mostra di Venezia 2008


In una edizione dove il leone veneziano, sembrava dato per arrugginito, se no mortificato da una selezione di Cannes, davvero prorompente, si riscatta in partenza con il nuovo film dei fratelli Coen, Burn after reading, commedia noir che rimanda ad un caos, in cui gli americani vengono rappresentati nei loro vizi e conformità sociale, vestiti da star in piena forma, come Brad Pitt e George Clooney, abili nel tratteggiare i loro personaggi e scherzando su i loro stereotipi d’immagine, per rimarcare un disagio a stelle e strisce, che non da spiegazione tra le risate amare di una realtà senza via d’uscita. Dopo il successo di un film d’apertura che ci consegna la coppia dei fratelli Coen in piena ispirazione artistica, si parte con il concorso internazionale. Jerichow di Christian Petzold, si cala in nelle dinamiche di un noir di maniera, incapace di consolidare le sorti narrative in cui un soldato congedato dall’esercito in maniera disonorevole, si ritrova senza soldi e con una casa materna da sostenere e finisce per lavorare per un turco, innamorandosi della moglie Laura. Regia statica, senza nessuna espressività soggettiva nel rielaborare un testo pieno di rimandi classici. Il ritorno di Takeshi Kitano, coincide con la riproposizione di un contesto narrativo agevole nel raccontare il percorso di Machisu, e della sua ostinata convinzione di poter diventare un pittore di fama in Achilles and the tortoise. La ricerca di una propria forma pittorica, diventa per Manchisu, una infinita riproposizione di fallimenti, liberando un profondo elogio per la natura umana, spesse volte cieca nelle sue scelte, ma che nella rischiosa impresa delle affermazione artistiche, libera una fallacità d’intenti ridente e malinconica, chiudendo idealmente la trilogia di Kitano sul senso di essere creatori d’immagine. Inju di Barbet Schroeder, delude nel suo declinarsi misteriosamente tra realtà e finzione, in un gioco di genere non supportato convincentemente da una messa in scena salda. Fuori concorso, è apparso Shirin di Abbas Kiarostami, con un film radicale nel seguire i volti dei spettatori in una sala in Iran, seguendone le emozioni e i palpiti delle donne: animi incalzanti di un paese in sommovimento e voglioso di cambiare la propria condizione. Orizzonti, ha presentato l’interessante opera filippina Jay di Francis Xavier Pasion, preso nello schiacciante potere mediatico della televisione, pronto a speculare sulla morte e mettere in finzione i rapporti interni agli evvenimenti, innescando una circolarità che non da via di scampo alla propria immagine di sé. Passando di nuovo al concorso, si è visto The Burning Plain di Guillermo Arriaga, che segna il suo debutto alla regia, con  due storie parallele, una ambientata nel passata e l’altra nel presente, per un intreccio familiare sofferente nelle proprie colpe, tra amore e redenzione. Peccato che la mano di Arriaga, sia decisamente priva di qualsiasi innesco inventivo e sprofondi la sua pellicola in ovvietà e scelte stilistiche deficitarie. Stessa sorte tocca a Plastic city di Yu Lik-wai, lotta tra bandi rivali sul mercato delle contraffazioni delle merci nella San Paolo della comunità asiatica, inerme nella resa, per una regia dormiente nel riproporre scenari desueti, senza punti di svolta efficaci. Triste debutto italiano nel concorso, con il suo primo film dei quattro con Il giorno perfetto di Ferzan Ozpetek, nel raccontare le ultime ventiquattro ore di vita della coppia separata, Emma e Antonio e della sorte dei loro due figli. Dramma intessuto, pieno di diversi incroci esistenziali, dimostrando i limiti del cinema di Ozpetek, involuto nel rappresentare il destino dei suoi personaggi, immersi in un mare di azioni e dialogi banali, al limite dell’autolesionismo. Il fuori concorso ha messo a segno colpi significativi, con il rigore formale di un Paolo Benvenuti in coppia alla regia con Paola Baroni per Puccini e la fanciulla, consegnandoci un film di candido splendore linguistico, per seguire a 35 rhums di Claire Denis, nel suo dipanarsi tra solitudini metropolitani e tocchi ansimanti di vita, sottolineando la sua bravura innata per una piccola perla di regia; infine Vinyan di Fabrice du Welz, horror intriso nelle turbe psichiche di un dolore materno, che lascia spazio solo alla pazzia, sapientemente orchestrato fino alla fine. Adesso ci attendono nei prossimi giorni, titoli incalzanti, e soprattutto il valore, da dimostrare sul campo, delle pellicole italiane di Avati, Bechis e Corsicato.

Voto 6 ½ 

        Invia Ad Un Amico

© Copyright 1995 - 2010 Scanner