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Venezia 64
1° reportage di Scanner dal festival 2007
Passi falsi per la corsa al leone
La 64. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica si svolge al Lido di Venezia dal 29 agosto all'8 settembre 2007

 




                     di Matteo Merli


Venezia 64, Anteprima di Scanner
Venezia 64, 1° reportage di Scanner dal festival 2007
Venezia 64, 2° reportage di Scanner dal festival 2007
Venezia 64, 3° reportage di Scanner dal festival 2007
Venezia 64, Bilancio di Scanner dal festival 2007


All’inizio di questa festa baldanzosa di cinema e lustrini, è corsa all’occhio una programmazione complessa dove primeggiano i daily, mentre il resto della stampa è soggetta a orari sfasati e spesso impraticabili. Il pubblico ha beneficiato di una maggiore attenzione; mentre gli accrediti cinema sono ridotti di numero. In questa prestigiosa edizione, la scenografia di Ferretti colpisce come immagine carica di cinema, preannunciando giorni felici per i cinefili indomiti. Purtroppo a parte la pomposa apertura ufficiale con la presentazione del film Atonement di Joe Wright, il concorso ha tentennato nel proporsi con film dall’immaginario forte. Al primo giorno la pellicola di Wright tratto dall’omonimo romanzo di Ian McEwan, ci catapulta nel 1935 in Inghilterra ai primi bagliori della guerra, in una famiglia agiata in cui si iniettano drammatici equivoci, causando accuse infondate. In questo melodramma bellico, risulta affascinante il carattere drammatico delle scene, immerse in una narrazione classica coinvolgente e saldamente tenuta per mano dal regista. Deludente invece Lust, caution di Ang Lee che in una Shangai presa nella morsa del secondo conflitto mondiale, si animano i pulpiti della resistenza contro il dominio giapponese, in una sciarada di spionaggio che si spinge verso una inevitabile storia d’amore, chiusa in una progressione narrativa senza mordente e ripiegata sugli eventi espressi in maniera pedante. Sleuth di Kenneth Branagh, ripropone il remake de gli Insospettabili di Joseph L. Mankiewicz in una chiave di lettura nuova, in cui primeggia il testo di Harold Pinter, a discapito di una rilettura che sente il peso del tempo e non colpisce le aspettative dello spettatore, adagiato sull’istrionismo di Michael Caine e Jude Law. Michael Clayton di Tony Gilroy, si vede adagiare sulle secche di un thriller politico monocorde, per la sua prevedibilità dell’intreccio e di una scrittura cinematografica piatta, adatta per una fiction: e nulla serve la presenza di George Clooney per riscattare il film dalla mediocrità. La ricomparsa di Brian De Palma, poteva far sperare in una sua rinascita, invece Redacted si è rivelato un'opera di programmatica denuncia dell’operato americano sul territorio dell’Iraq, nel riprendere in termini di finzione i fatti dello stupro di Samarra, perpetuato da soldati americani nei confronti di una giovane donna musulmana, utilizzando in maniera meccanica le diverse fonti informative come internet, o le riprese video di un soldato, in un gioco metacinematografico dal respiro corto. Quello che rimane sono le foto vere dei corpi straziati di inermi cittadini iracheni a causa degli errori militari americani, e poco altro. La selezione italiana ha aperto con Nessuna qualità agli eroi di Paolo Franchi, in cui un rapporto ambiguo tra un quarantenne sposato e un ragazzo disperato, porteranno alla luce i loro intimi drammi, lungo un percorso di conoscenza doloroso. Franchi cela il racconto nella maglie di un mistero intricato, tenuto alle strette delle interpretazioni degli attori (convincente Todeschini, non prettamente a suo agio Germano), ma sovraccaricando le attese e concentrandosi in modo manieristico sui particolari, accecata da una formalità perniciosa tutta del regista. Nel fuori concorso sono apparsi il folle Kantoku Banzai! di Takeshi Kitano, che prosegue nella sua trilogia riguardante la sua personale crisi di idee nel cinema in un vortice di senso debordante e comicamente doloroso, senza aggiungere niente di nuovo al precedente Takeshi’s. Funzionale come horror Rec di Balaguerò e Plaza, nel raccontare di una troupe televisiva al seguito dei pompieri in una notte che si rivelerà essere un viaggio verso un orrore ontologico sfuggente alle presenze della telecamera in un finale agghiacciante. In Orizzonti, bello Sad vacation di Aoyama Shinji, in un dramma rarefatto tra figli traditi e genitori assenti, la cui mancanza d’affetto trova il suo punto di contatto nel costituire una famiglia disfunzionale in cui il tocco generoso di appartenenza segna la vita nei suoi moti perpetui e per questo più commoventi. Fin d’ora il concorso non ha brillato, ma dobbiamo ancora saggiare le prossime pellicole, e il clima che si respira al lido è quella di un rinnovato ottimismo e frenesia per un festival rinato e donato al suo pubblico più esigente, affollando le sale e le retrospettive con entusiasmo.

Voto 6 + 

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