Venezia 64, Anteprima di Scanner
Venezia 64, 1° reportage di Scanner dal festival 2007
Venezia 64, 2° reportage di Scanner dal festival 2007
Venezia 64, 3° reportage di Scanner dal festival 2007
Venezia 64, Bilancio di Scanner dal festival 2007
All’inizio di questa festa baldanzosa di cinema e
lustrini, è corsa all’occhio una programmazione complessa dove primeggiano i daily,
mentre il resto della stampa è soggetta a orari sfasati e spesso impraticabili.
Il pubblico ha beneficiato di una maggiore attenzione; mentre gli accrediti
cinema sono ridotti di numero. In questa prestigiosa edizione, la scenografia di Ferretti colpisce
come immagine carica di cinema, preannunciando giorni felici per i cinefili
indomiti. Purtroppo a parte la pomposa apertura ufficiale con la presentazione
del film Atonement di Joe
Wright, il concorso ha tentennato nel proporsi con film dall’immaginario
forte. Al primo giorno la pellicola di Wright tratto
dall’omonimo romanzo di Ian McEwan, ci
catapulta nel 1935 in Inghilterra ai primi bagliori della guerra, in una famiglia agiata in cui si iniettano
drammatici equivoci, causando accuse infondate. In questo melodramma bellico, risulta affascinante il carattere drammatico delle scene,
immerse in una narrazione classica coinvolgente e saldamente tenuta per mano
dal regista. Deludente invece Lust, caution di Ang Lee che in una Shangai presa nella morsa del
secondo conflitto mondiale, si animano i pulpiti della resistenza contro il
dominio giapponese, in una sciarada di spionaggio che si spinge verso una
inevitabile storia d’amore, chiusa in una progressione narrativa senza mordente
e ripiegata sugli eventi espressi in maniera pedante. Sleuth di
Kenneth Branagh, ripropone il remake de gli
Insospettabili di Joseph L.
Mankiewicz in una chiave di lettura nuova, in cui primeggia il testo di Harold
Pinter, a discapito di una rilettura che sente il peso del tempo e non colpisce
le aspettative dello spettatore, adagiato sull’istrionismo di Michael Caine e
Jude Law. Michael
Clayton di Tony Gilroy, si vede adagiare sulle secche di un thriller politico monocorde, per la sua prevedibilità
dell’intreccio e di una scrittura cinematografica piatta, adatta per una
fiction: e nulla serve la presenza di George Clooney per
riscattare il film dalla mediocrità. La ricomparsa di Brian De Palma, poteva
far sperare in una sua rinascita, invece Redacted si è rivelato un'opera di programmatica denuncia dell’operato americano sul
territorio dell’Iraq, nel riprendere in termini di finzione i fatti dello
stupro di Samarra, perpetuato da soldati americani nei confronti di una giovane
donna musulmana, utilizzando in maniera meccanica le diverse fonti informative
come internet, o le riprese video di un soldato, in un gioco
metacinematografico dal respiro corto. Quello che rimane sono le foto vere dei
corpi straziati di inermi cittadini iracheni a causa
degli errori militari americani, e poco altro. La selezione italiana ha aperto con Nessuna qualità agli eroi di Paolo Franchi, in cui un
rapporto ambiguo tra un quarantenne sposato e un ragazzo disperato, porteranno
alla luce i loro intimi drammi, lungo un percorso di conoscenza doloroso.
Franchi cela il racconto nella maglie di un mistero intricato, tenuto alle
strette delle interpretazioni degli attori (convincente Todeschini, non
prettamente a suo agio Germano), ma sovraccaricando le attese e concentrandosi
in modo manieristico sui particolari, accecata da una formalità perniciosa
tutta del regista. Nel fuori concorso sono apparsi il folle Kantoku Banzai! di Takeshi Kitano, che prosegue nella sua trilogia
riguardante la sua personale crisi di idee nel cinema in un vortice di senso
debordante e comicamente doloroso, senza aggiungere niente di nuovo al
precedente Takeshi’s. Funzionale come horror Rec di Balaguerò e Plaza, nel
raccontare di una troupe televisiva al seguito dei pompieri in una notte che si
rivelerà essere un viaggio verso un orrore ontologico sfuggente alle presenze
della telecamera in un finale agghiacciante. In Orizzonti,
bello Sad vacation di
Aoyama Shinji, in un dramma rarefatto tra figli traditi e genitori assenti,
la cui mancanza d’affetto trova il suo punto di contatto nel costituire una
famiglia disfunzionale in cui il tocco generoso di appartenenza segna la vita
nei suoi moti perpetui e per questo più commoventi. Fin d’ora il concorso non
ha brillato, ma dobbiamo ancora saggiare le prossime pellicole, e il clima che
si respira al lido è quella di un rinnovato ottimismo e frenesia per un
festival rinato e donato al suo pubblico più esigente, affollando le sale e le
retrospettive con entusiasmo.
Voto
6 +