Nemico pubblico
Spy game
Domino
Pelham 1-2-3: Ostaggi in metropolitana
Unstoppable - Fuori controllo
Anche se la caduta del Muro di Berlino e la conseguente
riorganizzazione mondiale intorno ad un’unica superpotenza ha tolto linfa
vitale a libri e film
di spionaggio, il genere continua a non tramontare e ad esercitare il suo
fascino discreto su sceneggiatori e scrittori: in fondo, come avviene anche in Spy Game, basta avere l’accortezza di retrogradare l’azione ai periodi giusti, ed in un certo senso la particolare
struttura del film di Tony Scott ci permette di rivivere un buon numero di
situazioni calde dei bei tempi andati. Spy Game prende avvio nel 1991,
nell’ultimo giorno prima della pensione dell’agente CIA Nathan Muir:
in realtà le successive ventiquattro ore lo vedranno impegnato come non mai per
salvare la vita del suo vecchio ‘studente’ Tom Bishop, arrestato in Cina per
spionaggio durante un’azione non autorizzata dall’agenzia. In una serratissima
corsa contro il tempo – che Tony Scott ha efficacemente scandito con inserti di
timer che ci ricordano l’urgenza della situazione – Muir deve subire
l’interrogatorio dei vertici della CIA, ragguagliarli sulle operazioni svolte
in passato insieme a Bishop e nel frattempo, basandosi sui pochi dati a sua
disposizione, trovare un modo per tirarlo fuori da una situazione che pare
senza ritorno: a giorni andrà infatti in scena un importante meeting finanziario
tra le delegazioni degli Usa e della Cina, ed un incidente diplomatico di tale
portata manderebbe tutto a monte, per cui sarebbe molto più semplice lasciar
giustiziare Bishop
rinnegandone l’appartenenza alla CIA. Mentre il tempo passa inesorabilmente,
Muir ragguaglia i suoi capi sul reclutamento di Bishop come cecchino in
Vietnam, quindi sul suo addestramento e le prime missioni a Berlino Ovest a
fine anni Settanta, quindi su un’operazione particolarmente complessa svolta a
Beirut alla metà degli anni Ottanta: nell’occasione Bishop s’innamorò di una
bella attivista di un’organizzazione umanitaria poi finita rinchiusa nella
prigione cinese da cui il giovane agente tentava di farla evadere. A
contrappuntare i tre diversi periodi spionistici Tony Scott – fratello del più
accreditato Ridley,
già regista di Top Gun ma qui
decisamente oltre i buoni livelli raggiunti in Nemico pubblico – ha
opportunamente utilizzato tre diversi stili di regia: il Vietnam è rievocato
con una fotografia gialla e sgranata, stile documentario d’epoca, mentre i toni
di Berlino Ovest piegano verso un blu freddo ed indistinto, ed infine Beirut,
ripresa con colori caldi secondo la premiata scuola CNN. Davvero ottimi i
dialoghi, talvolta giustamente impenetrabili ed avvolti nel mistero, quasi a
riprodurre il gioco di scacchi che le spie sono solite attuare anche a livello
verbale. Alla serrata regia ed al perfetto meccanismo ad orologeria della
sceneggiatura fanno eco anche gli attori: non delude Brad Pitt né, come
prevedibile, il vecchio ma sempre valido Robert Redford, che
sembra offrirci una versione matura del suo personaggio ne I tre giorni del
Condor. Da segnalare in particolare le sequenze che raccontano
l’apprendistato spionistico del giovane Bishop, nome peraltro sibillino perché
trattavasi del protagonista interpretato da Redford ne I signori della
truffa. Questione di dettagli, ovvero il punto di forza di Spy Game,
un film di spionaggio dove, più che
l’azione, conta l’efficacia della strategia elaborata per vincere la partita...Spy
Game - The Spy Game, regia di Tony Scott, con Robert Redford, Brad Pitt,
Catherine McCormack; azione/thriller; Usa/Gran Bretagna; 2001; C.; 2h e 8’
Voto
7½