Quattro matrimoni e un funerale
Mona Lisa smile
Immaginatevi
una giovane professoressa negli Stati Uniti dei favolosi anni Cinquanta,
all’apice del Maccartismo, che si ritrova ad insegnare nel college più rigido e
conservatore di tutto il New England. Vi sembra L’attimo fuggente declinato
al femminile? In effetti è quello che succede in Mona Lisa smile alla
sempre smagliante Julia Roberts nei panni di Katherine Watson, laureata nella
solare California e candidata a tenere un corso di storia dell’arte nel
prestigioso college di Wellesley, Massachusetts. Non passa molto tempo prima
che i modi progressisti e poco ortodossi dell’imberbe docente si scontrino con
la realtà ristretta ed ipocrita dell’istituto universitario, dove Miss Watson
era venuta per cambiare le cose e formare l’élite femminile del futuro,
solo per ritrovarsi incatenata dinanzi all’atteggiamento rinunciatario della
maggior parte delle sue stesse allieve, incapaci di vedersi realizzate in altro
modo che impalmate da uomini in carriera, sacrificando le proprie ambizioni
professionali sull’altare della famiglia. Ovviamente, nel bel mezzo dell’epoca
della caccia alle streghe, il tentativo di Katherine Watson di emancipare le
proprie allieve dal destino preconfezionato loro imposto dai dettami sociali
non può che passare per sovversivo e bollato come comunista: ma l’apparente
sconfitta formativa ha lasciato comunque nelle ragazze di Miss Watson un segno
indelebile, piccolo ma significativo, perché nel biennio 1953-1954 ognuna di
loro ha imparato a guardare oltre le apparenze ed a decifrare, a modo suo,
l’enigmatico sorriso con cui Leonardo caratterizzò la sua Monna Lisa. Dal
regista di Quattro
matrimoni e un funerale un film marcato da buoni sentimenti, un’ottima
ricostruzione storico-scenografica e discrete performances attoriali di
un cast tutto al femminile, con una Julia Roberts da nomination
all’Oscar (forse con eccessiva benevolenza) fino ad attrici emergenti
del livello di Maggie
Gyllenhall, Kirsten
Dunst e Julia
Stiles. Il parallelo con L’attimo fuggente in versione rosa (e soft)
cui accennavamo in apertura, scatta però automaticamente nell’immaginario dello
spettatore e si rivela penalizzante per Mona Lisa smile, certo
intrigante nel tratteggiare la pruderie della società americana del
primo dopoguerra ma privo del passionale afflato che caratterizzava il film di
Peter Weir. Parte delle riprese sono state effettuate nell’antico college di
Wellesley e ricordano, mutatis mutandis, la descrizione (letteraria) del
college di Oxford offerto da Margaret Doody ne Gli alchimisti,
ma rimangono comunque soltanto accenni pittoreschi, realistici addittivi, mai
però funzionali alla storia. Nel complesso una buona ma non eccelsa prova
dall’autore di Ballando con uno sconosciuto e Donnie Brasco,
mentre Julia Roberts
conferma tutto il suo charme proponendosi come la vera, sorridente,
Monna Lisa della situazione...
Mona Lisa smile, regia di Mike Newell, con Julia Roberts, Kirsten Dunst, Julia Stiles, Maggie Gyllenhaal; commedia; Usa; 2003; C.; dur. 1h e 50'
Voto
7
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