Baci e abbracci
My name is Tanino
Caterina va in città
N - Io e Napoleone
Tutta la vita davanti
La prima cosa bella
Il capitale umano
Viene da sorridere delle polemiche portate avanti da una parte della comunità brianzola, che ha paura di riconoscersi nell’ultimo
e indovinato film di Paolo Virzì, un lavoro che rende un’immagine calzante dell’Italia
di oggi, almeno di una certa Italia. Quella che si fregia di essere capitale morale d’Italia, il luogo in cui l’assunto sudo-lavoro-pago-pretendo ha il suo perché, e alle bandiere ideologiche preferisce, o meglio preferiva, la finanza creativa. Ci saranno insomma pure dei luoghi comuni in questa commedia di costume o, se preferite, nel thriller chic, diretto dal regista livornese. Ma, come La grande bellezza puntava a ricreare gli stereotipi della deriva esistenziale, del modo di fare e di vivere romano, è indubbio che Il capitale umano, in maniera più diretta e pragmatica (in linea insomma con il soggetto che vuole rappresentare) sia invece un affresco riuscito di un certo nord Italia. Non tutto il nord s’intende, come non tutti i romani si sono riconosciuti (ci mancherebbe altro) nella pellicola del 2013 diretta da Paolo Sorrentino.
Detto questo, “Il capitale umano”, che è uscito nelle sale nel gennaio 2014 e si ispira al romanzo Human Capital pubblicato da Stephen Amidon nel 2008, è un grande film. Non a caso il lavoro in questi mesi ha
raccolto importanti di riconoscimenti, come il Golden Globe, 7 David di Donatello e 7 Nastri d'Argento,
Merito di un soggetto intrigante, una regia illuminata, che si insinua a meraviglia nei meandri della trama (e riesce a trasportare credibilmente in Brianza un romanzo che in origine era ambientato in Connecticut), mentre Fabrizio Bentivoglio, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Bebo Storti, Gigio Alberti e, in particolar modo, Valeria Bruni Tedeschi (già premiata come migliore attrice dal Tribeca Film Festival) scolpiscono davanti alla macchina da presa, in modo fantastico, personaggi credibili, irruenti, eppure surreali. Ben diretti da un Virzì ispirato che, anche
quando non si misura con commedie briose, sa usare con forza e naturalezza l’arma dell’ironia. Se ne sono accorti, come dicevamo, vari festival italiani (al David di Donatello il film di Paolo Virzì ha vinto come miglior film, battendo persino La grande bellezza),
ma anche in America. La pellicola infatti rappresenterà l'Italia nella selezione
per la corsa all’Oscar 2015, come miglior film straniero. Le nomination per la cinquina sono previste per il 15 gennaio 2015, mentre la cerimonia di
premiazione si svolgerà il 22 febbraio 2015 a Los Angeles.
Voto
8