Baci e abbracci
My name is Tanino
Caterina va in città
N - Io e Napoleone
Tutta la vita davanti
La prima cosa bella
Il capitale umano
Passare
una domenica d’inverno a Castelluzzo sul Golfo, (poco) ridente località della
costa siciliana, può essere un’esperienza insostenibile per un giovane
alternativo, soprattutto se ha appena scoperto che la madre vedova ha una
tresca con un tizio dai modi untuosi, se ha una cotta che non accenna a passare
per una ragazza americana e se in sovrappiù ha perfino fallito clamorosamente
un esame di storia del cinema, fondamentale per non essere chiamato di leva.
Lui, il ragazzo in questione, si chiama Gaetano
Mendolia detto Tanino e, nella tristezza della situazione, decide di dare
un taglio netto, partendo per l’America. Tanino ha anche fortuna perché il caso
vuole (ma sarà un caso?) che un vecchio signore sia impossibilitato a partire
ma debba urgentemente far recapitare certe valige a certi suoi parenti
immigrati a Seaport, e regali dunque al ragazzo un biglietto aereo che ha
(guarda caso) per destinazione proprio la città dove abita Sally, la ragazza di
cui appunto Tanino si è irreversibilmente innamorato dopo un fugace colpo di
fulmine estivo andato in scena a Castelluzzo. Tanino ha anche una buona scusa
per far visita a Sally, una videocamera dimenticata dalla ragazza, e così parte
con il proprio zainetto in spalla, approda a Seaport, sfugge alla banda di
parenti pseudomafiosi del signore che gli ha offerto il volo, si insedia nella
tipica famiglia WASP di Sally, che peraltro non mostra di gradire granché la
sua presenza. A questo punto My
name is Tanino alterna una mirabile ragnatela di infortuni familiari,
equivoci in serie, un matrimonio combinato con la figlia del boss politico
di Seaport, numerose fughe (dai parenti inferociti, dalla polizia), fino
all’approdo finale a Manhattan, dove Tanino, filmaker per vocazione, incontrerà
il suo personale mito di riferimento, il cineasta d’avanguardia Chinawsky.
Un’intrigante commedia on
the road sorretta da una forte vena critica all’american way of life,
che Tanino fondamentalmente non comprende mai e nella quale non riesce ad
integrarsi: il tutto confezionato come un’infinita e-mail spedita nel mezzo
della notte a Giuseppe caro, ovvero l’amico del cuore, l’intellettuale
no-global di Castelluzzo. My name is Tanino è anche un ottimistico
viaggio alla ricerca di se stessi: il buon Tanino, sorretto dall’italica massa
del “chi vivrà, vedrà”, va avanti superando alla meno peggio qualunque perizia,
comprese quelle insuperabili, dato che quando la figuraccia o il pericolo è
troppo esagerato, lui è solito svenire e ritirarsi in un momento bellissimo del
suo passato. Tanino è anche sempre ad un passo dal ricostruire la tragedia
dell’assassinio paterno, che gli ha segnato l’infanzia e la vita, ma si ferma
sempre un attimo prima di effettuare il collegamento risolutore – ed il viaggio
negli States gli fornirà non pochi indizi al riguardo –. Un delizioso gioiellino
di fuori stagione, presentato (con successo) fuori concorso a Venezia 2002 da Paolo Virzì ma la
cui uscita nelle sale è stata rimandata ad libitum per le note
vicissitudini del gruppo Cecchi Gori. “Chi vivrà, vedrà” direbbe appunto
Tanino...
My name is Tanino, regia di Paolo Virzì, con Corrado Fortuna, Rachel McAdams, Frank Crudele, Mimmo Mignemi, Jessica De Marco; commedia; Italia; 2002; C.; dur. 1h e 38'
Voto
7+
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