The Joshua Tree
Dimmi chi erano gli U2
Pop
The best of 1980-1990
All that you can't leave behind
The best of 1990-2000
Per
quanti speravano di trovare nel nuovo album qualche nuovo inno da canticchiare
o almeno qualche morbida ballata rock, Pop sarà quasi sicuramente
una sorta di doccia fredda, ma per tutti gli altri l’ultimo album degli U2 è soprattutto una gradita sorpresa, un bagno
nel presente e nel futuro prossimo del sound contemporaneo. Il contesto
da cui prende spunto la band
irlandese è questa volta la discoteca del 2000, una zona in cui i suoni
cambiano, si evolvono in continuazione ed i ritmi si incrociano con la
tecnologia. Campionamenti, suoni tagliati, riverberi, staffilate ritmiche a non
finire per una musica magmatica, per un cd dal sound compatto e
futuribile, in cui il rumore si lega alla melodia e le note sembrano macchie di
colore. L’alternarsi delle dodici tracce di Pop si profila come
una continua sovrapposizione di sensazioni sonore, un caos ordinato in cui c’è
spazio per la techno più estrema, per il trip-hop, ma anche per
un rock a tratti fuori dagli schemi, talvolta all’interno del solco
sonoro della band di Bono Vox. Se è vero che dare un titolo simile al
loro ultimo lavoro era un lusso che forse solo gli U2 potevano permettersi, d’altra parte
l'annunciata incursione della band dublinese nel mondo della techno
finisce per limitarsi in senso stretto soltanto alle prime tre canzoni
dell'album (Discothèque, Do you feel love e Mofo): qui effettivamente i puristi del gruppo – in questo lavoro orfano per la prima
volta dell'apporto di Brian Eno – potranno anche arricciare il naso. Ma le
successive nove canzoni abbandonano (o sfumano) le precedenti atmosfere da
'rave party' per tornare alle epiche sonorità rock che hanno reso famosi
(e a ragione) Bono, The Edge, Adam Clayton
e Harry Mullen Jr. Segnaliamo tra le altre
l'intensa Staring at the sun, Last night
on Earth, Gone e Wake up dead man. Pop non è certamente un lavoro easy
listening. Forse occorre un pizzico d’attenzione in più per godere la
profondità di questo mosaico di suoni ipnotici e aggressivi, ma alla fine è
quasi impossibile non essere affascinati dalla ricchezza di stimoli, dalla
fantasia sonora che gli U2 si sono divertiti a sperimentare in questo nuovo
lavoro.
U2, Pop [Island 1997]
Voto
7-