Tuesday Night Music Club
Sheryl Crow
The globe sessions
C'mon C'mon
Al secondo album da solista la splendida Sheryl Crow, dopo una vita da corista per
alcuni dei grandi della musica pop (tra gli altri i Rolling Stones, Michael
Jackson, Don Henley),
scarica tutta la sua energia col tramite della sua voce, a tratti suadente,
altre volte aggressiva, miscelando sapientemente sonorità innovative a quelle
della tradizione folk-rock a stelle e strisce. Sheryl Crow è un lavoro dalle molteplici radici e vi
traspare l'America, con le sue grandezze e le sue contraddizioni. Sheryl Crow apre le
danze in modalità graffianti con Maybe
angels, seguita a ruota dai contagiosi riff di chitarra che
contraddistinguono il vigore altamente energetico di Change poi, dopo
la pausa introspettiva di Home, ballata acustica di grande atmosfera,
arriva anche il primo momento disincantato dell’album con Sweet Rosalyn,
un vivace pop-rock. La traccia successiva è ancora una ballata, ovvero If
it makes you happy, una piccola perla sospesa tra country e rock
che compone un dittico con Redemption day, ballata tesa ed
ombrosa. Tra gli altri brani corre l’obbligo di segnalare I hard to make a stand (in
due versioni), il sound West Coast di Everyday is a winding
road, le screziature soul di Love is a good thing e di Superstar,
l’intensità di The book, e l’insostenibile raffinatezza di Ordinary morning, probabilmente l’apice di Sheryl
Crow. Un album notevole e privo di punti deboli di cui non si possono
che consigliare ascolti iterati. Peraltro la bella Sheryl
ha dato una bella dimostrazione di onestà intellettuale rifiutandosi di
rimuovere un verso di denuncia diretto contro la potente catena commerciale
Wal-Mart – equivalente più o meno a “i nostri bambini si uccidono con la
pistola comprata al Wal-Mart” (scoprite in quale pezzo...) –, che si era
appunto rifiutata di distribuire l’album della cantautrice americana. Sheryl
Crow nel 1997 è stato ripubblicato in un’edizione speciale con
l’aggiunta di un live di sei brani,
registrati allo Shepherd's Bush Empire, sorprendente per la 'cattiveria' e la
ruvidezza che ne traspare, così lontana dall'atmosfera levigata del disco di
studio.
Sheryl Crow, Sheryl Crow [A&M 1996]
Voto
8