Tuesday Night Music Club
Sheryl Crow
The globe sessions
C'mon C'mon
In Tuesday night music club la
bella Sheryl Crow aveva sorpreso
pubblico e critica con un esordio memorabile, giunto tardivamente dopo una vita
da corista dei grandi dello showbiz. Nel successivo Sheryl Crow ha confermato tutto il suo talento di cantautrice di razza. E nel
frattempo ha vinto una pioggia di premi e venduto qualcosa come tredici milioni
di copie complessive. Dato che non c'è due senza tre e chi fa bene non deve
cambiare per forza, in The globe sessions
le è bastato fare quello che sa far meglio: scrivere canzoni, cantarle e
suonarle. Si è un pò attenuata la vena rock
rispetto ai precedenti lavori: ne è risultato un album più maturo, più
'sentito' e personale, più completo, anche se a scapito dell'originalità. E,
tra le dodici canzoni (più una deliziosa ghost
track), hanno trovato spazio un buon numero di ballate che sembrano
concepite proprio per evidenziare la splendida voce della rockeuse americana: il rock è un sottofondo costante nella generale orditura melodica, ma
i registri toccati sono sempre diversi (folk
e country comunque in evidenza, in
ossequio al precedente repertorio). L'album si apre in modo convincente con la
bella e malinconica My favourite mistake,e poi non cala più di tono fino alla fine. In primo piano, come annunciato
un pugno di splendide ballate da spazi sterminati: ascoltare in merito la
struggente Riverwide, l'intensa The difficult kind o la splendida Mississippi. Tra i pezzi più movimentati
è d’obbligo segnalare i contagiosi riff di chitarra di There goes the
neighborhood e la torrida Resuscitation. Un disco in sordina rispetto ai precedenti,
pare che la Crow
abbia deciso di dilettarsi in campi già frequentati ed ormai acquisiti ma,
intendiamoci, siamo comunque lontani anni luce dalla consueta spazzatura
musicale che affolla l’etere l’etere radiofonico e gli scaffali dei negozi...
Sheryl Crow, The globe sessions [A&M 1998]
Voto
7