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  14/12/2024 - 05:16

 

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Scanner - musica
 


Norah Jones
Come away with me
Norah Jones [Blue Note/Emi 2002]
Un grande talento dall'America

 




                     di Paolo Boschi


La rivelazione Norah Jones
Come away with me


Si resta sempre un po’ dubbiosi dopo aver ascoltato per la prima volta un album d’esordio dotato del livello qualitativo di Come away with me. A garanzia dell’operazione ci sono i nomi dell’etichetta discografica ‘responsabile’ (la prestigiosa Blue Note), del produttore (Arif Mardin) e dei guests di supporto ma, alla fine, quello che resta impresso è l’indiscutibile talento, vocale e pianistico, dimostrato dalla debuttante in questione. Nata a New York, classe 1979, Norah Jones si è presto trasferita a Dallas, dove ha frequentato la Booker T. Washington High School for the Performing and Visual Arts: ha cominciato a suonare il piano intorno ai dieci anni e, prima di firmare per l’etichetta jazz Blue Note nel 2001, ha vinto per due anni il premio come miglior jazz vocalist e suonato in un paio di gruppi. Prima di Come away with me Norah Jones ha realizzato l’EP First sessions, la gran parte della cui scaletta è poi confluita nell’album di debutto, composto di quattordici brani complessivi: in tutto il disco presenta tre covers e ben undici brani originali, di cui due sono opera della stessa Jones, mentre gli altri sono stati scritti a quattro mani dal bassista Lee Alexander e dal chitarrista Jesse Harris, entrambi appartenenti alla band che accompagna la giovane cantante. Come away with me è un disco che attinge a piene mani dalla tradizione della musica popolare americana: non solo jazz, ma anche country, folk, rhythm'n'blues e blues. Il tutto mostrando un notevole senso della misura: a differenza dei lavori della collega più attiva sul fronte delle reinterpretazioni jazz, ovvero Diana Krall, Norah Jones ha saputo limitarsi in tal senso ad un solo standard in senso stretto, la conclusiva The nearness of you (di Carmichael/Washington) rivista per voce e solo piano (davvero molto suggestiva), mentre le altre due covers sono la rivisitazione jazzata (delicata e notturna, davvero deliziosa) di Cold cold heart, firmata da un mito del country come Hank Williams, e la rilettura di Turn me on di J.D. Loudermilk, R&B di grande atmosfera, un vero tuffo nel passato. D’altra parte tutto il disco è impressionante per la patina d’epoca che ne traspare: a partire dall’apripista, l’indiscussa gemma dell’album, ovvero la splendida Don’t know why, una canzone calda, avvolgente e sorprendentemente contagiosa fin dal primo ascolto, seguita a ruota dalla ballata Seven years, teneramente malinconica e dal retrogusto diaristico. Tutta la tracklist è un succedersi di liete sorprese e citazioni piazzate con gusto, inanellate una dopo l’altra come perle in una collana: il sapore folk della ballata Feelin’ the same way, la notturna titletrack, l’intensa semplicità di Shoot the moon, il country da spazi aperti di Lonestar, il violino ed il basso che colorano l’atmosfera retrò di I’ve got to see you again, la soffusa Painter song (all’aroma di Bacharach), l’irresistibile R&B di One flight down, l’essenzialità acustica di Nightingale ed infine la malinconia The long day is over (con la chitarra di Bill Frisell). Un album fuori dal tempo per un’esordiente che ci auguriamo di risentire sempre a questi livelli e per la quale l’accostamento a Billie Holiday non sembra profano.

Norah Jones, Come away with me [Blue Note/Emi 2002]

Voto 8 

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