On how life is
The Id
The trouble with being myself
Dopo
On how life is, uno dei debutti più spiazzanti dell'ultimo
decennio, da Macy Gray c'era da
attendersi una tappa interlocutoria, un ritorno sull'onda felice del 1999,
insomma, anche perché chi l'ha scoperta allora è sicuro che se la ricorda
ancora. The Id non è niente di tutto questo: album a
trecentosessanta gradi, addirittura legato da una concezione di fondo neanche
troppo immediatamente accessibile (Id è termine di freudiana memoria), la
musica è la stessa straordinaria miscela di Rhythm’n’Blues, soul
e funk che ha fatto la fortuna di Macy all'esordio. E'
sempre la stessa – e sempre meravigliosamente atipica – pure la sua
straordinaria ugola, da freak confessa verrebbe da aggiungere stando ad
un titolo della tracklist. La Gray d'altra parte è un’artista a parte rispetto ai
normali prodotti del mercato: la cantante texana è dinoccolata, ha una bellezza
stonata, sembra fuori posto in ogni luogo immaginabile, ha una voce che non si
sa bene da dove provenga (ma per fortuna è calata in un essere umano) ed ha
perfino il buon gusto di dirci fuori dai denti che entrare nello shobiz
a lei la vita l’ha davvero cambiata: non deve più preoccuparsi dei soldi,
adesso. The Id rispetto a On how life is non perde
in energia, apre la Gray a nuove
collaborazioni – tra le altre con le colleghe Erykah Badu (in Sweet baby)
ed Angie Stone (in My nutmeg phantasy) –, acquista in complessità
sonora, è più spettacolare, patinato ed intrigante, a scapito però del feeling
e dell’armonia formale dell’esordio. Detto ciò, c’è da augurarsi di
sentirne parecchi di album di questo livello complessivo: lungo le quattordici
tracce della scaletta Macy Gray di
colpi ne perde davvero pochi. L’attacco del disco lascia intravedere con le
prime tre tracce tre facce diverse del talento dell’artista americana: il funk
contagioso di Relating to a psychopath, il caldo R’n’B di Boo,
la dicotomia tra l’insostenibile soul dilatato di Sexual Revolution ed
il progressivo innesto disco-funk. La gemma di The id
è senza dubbio alcuno anche il pezzo più prevedibile, ovvero la morbida ballad
Sweet baby in coppia con la Badu, singolo di lancio dell’album. Da
segnalare anche il ritmo funkeggiante (quanto svogliatamente atipico) di Harry
e della notevole Give me all our lovin’ or I will kill you,
l’avvolgente e malinconica Freak like me, ed infine la strana
contaminazione hip hop di Shed. Un bel disco.Macy Gray, The Id [Epic 2001]
Voto
7+