C’è chi, soprattutto fra i giovani, ama essere
scrollato e farsi riempire di adrenalina dal punk metal o comunque da un sound robusto, senza compromessi e chi invece preferisce farsi accarezzare da un vellutato pop rock, che si esalta nelle sfumature. Questi ultimi non possono
che essere fan degli Spain, la band di Los Angeles che domenica 15 febbraio alle 21,15 è sul palco della Sala Vanni di piazza del Carmine (ingresso 15 euro), lunedì 16 all’Una e trentacinque circa di Cantù, martedì 17 febbraio al Bronson di
Ravenna e mercoledì 18 febbraio 2015 è sulla ribalta del Folkclub di Torino. L’atteso tour
presenta al pubblico italiano la band preferita dal regista Wim Wenders (che li
ha voluti nella colonna sonora del film “End of violence”)
e dal chitarrista Pat Metheny. Una formazione che si esalta quando affronta ballate notturne, quando si immerge nei chiaroscuri di un territorio sonoro che si galvanizza proprio all’incrocio fra mondi sonori diversi, come folk, jazz, country e blues.
La band cult è guidata dal bassista, vocalist e
figlio d’arte Josh Haden (suo padre era il grande contrabbassista Charlie Haden,
compagno di avventure musicali di Ornette Coleman e Keith Jarrett, nonché leader della Liberation Music Orchestra,
con cui ha sublimato l’improvvisazione e ha prefigurato i presupposti del jazz
moderno). Buon sangue non mente, visto che i morbidi approdi cantautorali di Josh
non impallidiscono rispetto alle sperimentazioni di cotanto padre. Il
territorio musicale è certamente diverso, ma il rarefatto slowcore, versione
terzo millennio, degli Spain è sicuramente una perla
rara, anche nel panorama variegato dell’alt rock statunitense. La band, che in
sedici anni di attività, non si è certo distinta per la sua prolificità discografica (anche perché nel 2003 gli Spain si sciolsero, per poi risorgere dieci anni dopo) presenta in questo tour i nuovi brani dell’azzeccato cd che sancisce il ritorno della band alle scene, Sargent Place (uscito nel 2014 per Glitterhouse) e i suoi successi. Un excursus raffinato attraverso una musica discreta, quanto insinuante, in cui il cool jazz incontra (e si innamora del) blues, di un rock folk rallentato (non a caso gli Spain sono i capofila e gruppo di riferimento del movimento slowcore a stelle e strisce), sussurrato, ma proprio per questo
originale e da brividi. Una musica in cui viene curato ogni dettaglio, ogni sfaccettatura, ma che alla fine fluisce elegante, senza
nessun compromesso con un’elite fine a se stessa o un’algidità di maniera
Voto
7+
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