Alla veneranda età di settantuno primavere Bob Dylan ha pubblicato il suo trentacinquesimo album in carriera, che sembrerebbe voler richiamare il quasi omonimo dramma shakespeariano, anche se l’immortale bardo di Duluth, Minnesota, ha precisato che il titolo del suo disco non ha l’articolo … Ma cominciamo a entrare nella tracklist dell’ultima fatica del cantautore americano: all’appello rispondono dieci canzoni musicalmente e tematicamente piuttosto affini. Sul fronte musicale si riaffaccia un po’ di rock nel tradizionale miscuglio di folk, blues e country proposto dal Dylan più recente che, come da ormai diversi anni, ripresenta all’affezionato pubblico un sound davvero molto vintage, ideale per la sua ugola, roca comme d’habitude ma melodicamente più morbida come non accadeva da parecchio tempo in qua. Le canzoni di Tempest parlano di catastrofi, di perdite, di dolore e, ovviamente, di morte, come succede proprio nel trittico che chiude il disco: la title track, in particolare, è una lunga e malinconica ballata che racconta l’affondamento del Titanic e non trascura di citare anche l’omonimo film di James Cameron e il suo protagonista, Leonardo Di Caprio, mentre la successiva Roll on John è
dedicata all’amico John Lennon,
fotografato nel momento del suo assassinio. Il disco inizia con la pimpante Duquesne whistle, il singolo di lancio dell’album, accompagnato da un video che suggerisce come il mondo dei sogni sia preferibile alla violenza che
colora le strade dei giorni nostri. All’apripista segue il languore
country di Soon after midnight e a ruota il blues elettrificato della notevole
Narrow way. Tempest continua con una ballad malinconica come Long and wasted
years, quindi con la rockeggiante Pay in blood, che sembra uscita da un cassetto chiuso da quarant’anni e poi arriva anche un’altra ballata elettrificata quale Scarlet town, ricca d’atmosfera e di rimpianti. Da segnalare anche il contagioso blues Early Roman kings ed infine Tin angel, l’ultima ballata della serie. L’ennesimo capolavoro del Dylan
maturo.
Bob Dylan, Tempest
[Sony Music 2012]
Voto
9