Finisce l’attesa per il primo ‘vero’ album della crew berlinese Jazzanova. Un senso di liberazione, quando già appariva giustificato il timore che si profilasse all'orizzonte un secondo caso Kruder & Dorfmeister, visto che anche i Jazzanova hanno in breve acquistato fama con poche note proprie e molti interventi su materiale altrui. Fino ad oggi i 'sei personaggi in cerca d'autore' avevano realizzato un minicd (o, se si vuole, due 12") ed una miriade di remixes confluiti nella doppia omonima raccolta (Remixes 1997-2000). Ma proprio il lavoro eseguito in questa direzione, i contatti con l'universo musicale americano e, perché no, giapponese, sembrano aver contribuito con decisione alla stesura dei brani di questo In Between fino a renderlo un disco affascinante e amichevole quanto complesso. Difficile ascoltare musica più universale di questa. Sarà per la variegata pattuglia di ospiti (il lirico vibrafono di David Friedmann assoluto protagonista di "L.O.V.E. and You & I", lo spoken soul "Keep Falling" che conferma le qualità ‘supa’ di Ursula Rucker, l'hip hop di Capital A nella comunque elegante "The One-Tet", lo splendido piano in 6/8 di Hajime Yoshizawa in "Hanazono", l'acid jazz vagamente etnico di "Mwela, Mwela (Here I Am)" dove Valerie Etienne oscura Rob Gallagher, il futurismo vocale e soul di Vikter Duplaix di "Soon" e più ancora di "Wasted Time"...), per la sorpresa di vedere il dancefloor collocato in secondo piano, per la capacità dei Jazzanova stessi di librarsi alti nel cielo dei samples.... (gioco sublime negli interludi e nello strumentale, "Another New Day"), sia quel che sia, vi troverete dinanzi a ad un'opera importante, degna di essere approfondita ascolto dopo ascolto, la cui qualità artistica è destinata a durare oltre la semplice stagione. Imprescindibile.
Voto
9
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