La sensazione di essere in orbita su di una silenziosa astronave, dove i suoni provenienti dalla terra giungono dilatati ma chiari, uno dopo l'altro in successione panoramica, senza soluzione di continuità. Questo lo stile Kruder & Dorfmeister, raffinatezza, precisione, distacco.
Superata questa prima sensazione, prende corpo una seconda chiave interpretativa che 'potrebbe', in un voluto involontario, ispirare i due stilisti del remix. Isolare dal contesto di provenienza la composizione musicale ed inglobarla fino a fonderla in ciò che la circonda. L'idea ha origini classiche, Erik Satie per primo teorizzava il concetto di una musica che si unisse al suono delle posate durante il pranzo. In ambito moderno l'Idea è stata ripresa e divulgata dal capostipite dei non-musicisti, quel Brian Eno che per primo utilizzò l'oggi inflazionato (e svuotato di significato) termine di Ambient Music. Con lui alcuni musicisti tedeschi, Moebius e Roedelius (ovvero, Cluster).
Ora, Kruder & Dorfmeister portano agli estremi questa teoria, dove il campionamento - che in Brian Eno con i Cluster era semplice loop - è reinterpretazione di un brano compiuto in una chiave completamente nuova. E non è casuale che la matrice mittel-europea sia comune a Kruder & Dorfmeister, austriaci di Vienna. Le poche notizie che circolano su di loro hanno favorito la mitizzazione del duo, ma questo non è che un particolare. Così come la loro appartenenza al mondo trip-hop, o la influenza nei loro remixes dell'acid jazz. Come ancora perdersi a disquisire su gli artisti ed i brani che il duo ha 'carpito' finendo per appropriarsene.
La realtà è questo doppio cd, che invoglia all'ascolto in qualsiasi condizione uno si trovi ed in qualsiasi affare stia per impegnarsi, dal più banale al più complesso. Una piccola magia di gusto e tecnologia, dove dei due termini il secondo è completamente asservito al primo.
Voto
9