La passione per tutto quello che è suono è il fondamento dellalbum
di Akatombo, Trace Elements (Swim~/Wide).
Il Giappone con tutta la sua forza alienante è il contenitore sonoro da cui Akatombo prende a piene mani le immagini soniche per le proprie composizioni, ma la sensibilità con cui mette in pratica questa operazione è tutta europea.
Akatombo è infatti il nome giapponese di Paul Thomsen Kirk, anima nata sulle coste dAlbione, ma trapiantata nella rutilante realtà nipponica, da cui prende spunto per la composizione degli undici brani presenti in Trace Elements.
Con una notevole abilità Akatombo cannibalizza ogni sorta di rumore, suono, frame musicale, ritmo e, da una massa quasi indistinta di frammenti sonici, assembla il proprio sound nellarco di un solo giorno in uno studio di registrazione di Hiroshima, dove i tecnici del suono che lo aiutano non sanno neppure parlare inglese.
Il risultato di questa operazione è questo Trace Elements, che, partendo da una frammentarietà sonica non numerabile, trova la via per una peculiare fluidità stilistica frutto esclusivo della mente artistica di Akatombo.
Il continuum sonoro formato dallunitarietà dispirazione porta ad una sequenza di brani da cui traspare forte la personalità musicale di Akatombo, che, sfruttando i linguaggi stilistici attuali, dal downbeat al breakbeat, dalla ambient al rumorismo, imbastisce qualcosa che non è classificabile, se non come sound davanguardia.
Attimi fuggenti riportano alla mente suoni conosciuti, dagli storici Tangerine
Dream ai Leftfield, passando per My Bloody Valentine e
Seefeel,
ma scompaiono nella forte impronta stilistica imposta dallispirazione
artistica di Paul Thomsen Kirk.
Akatombo riesce a dominare lo spirito musicale variegato e poliedrico dei nostri tempi, imponendo al suono delloggi la sua personale visione sonica, ma puntata ad un futuro non ancora certo.
Voto
8
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