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Un vajtim arbėresh
Medea di Euripide, in lingua arbėreshe
Regia di Francesco Suriano, produzione Centro RAT in collaborazione con Teatri del Sud, riduzione e adattamento di Nando Pace e Francesco Suriano, costumi di Dora Ricca. Con Riccardo Baffa, Vicky Macrģ, Francesco Mazza, Nando Pace, Lello Pagliaro, Adriana Ponte
18 e 19 gennaio 2008 al Teatro Studio di Scandicci

 




                     di Giovanni Ballerini


Un vajtim arbėresh, regia di Francesco Suriano, 2008, presentazione
Un vajtim arbėresh, regia di Francesco Suriano, 2008, recensione


"Prendendo spunto dall’immagine di una didascalia della Medea di Franz Grillparzer in cui č descritta una tenda davanti al mare all’arrivo di Medea a Corinto, riviviamo un’altra immagine a noi contemporanea delle tante donne sbarcate sulle nostre coste".

E’ intrigante la prima nazionale di Un vajtim arbėresh, (Un lamento arbėresh), la nuova produzione del Teatro Stabile d’Innovazione della Calabria Centro RAT in collaborazione con Teatri del Sud, in scena in al Teatro Studio di Scandicci il 18 e 19 gennaio 2008 alle ore 21,15. la piece ispirata a Medea di Euripide (tradotta in lingua arbėreshe), per la regia di Francesco Suriano (l'autore dell'indovinato Roccu u stortu, interpretato da Fulvio Cauteruccio e il Parto delle Nuvole Pesanti) č infatti un particolare concentrato di tragedia, contemporaneitą: i personaggi, ridotti a sei, sono interpretati da attori - cantanti di origine arbėreshe, alcuni dei quali fanno parte di un gruppo etnico-musicale, che canta a cappella, come in un coro greco la sua identitą. La riduzione e l’adattamento sono di Nando Pace e Francesco Suriano, la traduzione in arbareshe č di Adriana Ponte, il disegno luci di Eros Leale, gli oggetti di scena e i gioielli sono di Rosalba Balsamo, i costumi (che giustamente sono d'ispirazione contemporanea) sono di Dora Ricca. Ma č soprattutto l’atmosfera creata dai musicisti, cantanti e attori Riccardo Baffa, Vicky Macrģ, Francesco Mazza, Nando Pace, Lello Pagliaro, Adriana Ponte a svelare il fascino dell’arbėreshe, la lingua delle comunitą albanesi insediatesi in alcune regioni italiane in seguito all’invasione dell’Albania da parte dell’impero Ottomano. Le comunitą Arbėresh sono presenti in Calabria in 34 centri fra Comuni e frazioni, e inoltre in Abruzzo, Basilicata, Sicilia, Molise, Campania e Puglia.

Lo spettacolo, che nasce dall’invito di Giancarlo Cauteruccio (al Magna Grecia Teatro Festival) scommette infatti sulla lingua arbėreshe per questa messinscena di Medea di Euripide, una lingua musicale che evoca suoni e culture del passato, veicoli di miti moderni. Temi come nostalgia, pregiudizio, inospitalitą verso lo straniero rivivono e trovano riscontro nei testi e nelle canzoni arbėreshe di questa speciale Medea, che rievoca l’amarezza della diaspora e la nostalgia della propria terra. Una tragedia contemporanea quindi, con in primo piano una musica etnica insinuante, travolgente, suoni e canti albanesi e bizantini.

"Si tratta dei nuovi eroi mortali moderni, gli extracomunitari, i viaggiatori per necessitą, pronti a tutto anche a rischiare la vita nella lotta contro gli elementi – spiega Francesco Suriano -. Medea č una di loro, sbarcata sulla costa calabrese alla ricerca di una nuova terra. Medea č e resterą straniera perché vittima della “paura dell’estraneo”, straniera in terra straniera, vista come un pericolo e per vendetta alla fine lo diventa. La musica e i canti fanno da contrappunto al disegno sonoro di un progetto che assume un particolare significato sia dal punto di vista culturale che estetico e politico".

Voto 7 ½ 

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