La fortunata stagione della riscoperta dei musical continua. Anche a Firenze. Dopo "Notre dame de Paris" il filone del genere, che andava spegnendosi, ha trovato nuova linfa e spinta: la ripresa del classico "Grease" e la "Tosca" di Lucio Dalla al Palasport, il "Rocky Horror Show" a Rifredi, "Les folies de Paris", tratto dal Moulin Rouge, al Saschall. Adesso, a cura della compagnia fiorentina Frog (Florence Rock Opera Group) e per la regia di Matteo Marsan, il "Jesus Christ Superstar", per le repliche da tutto esaurito dell'8 e del 9 maggio 2004.
Tra le colonne spezzate di un tempio divelto, che riprendono lo stile rustico-modernariato delle mura interne da fienile con tanto di feritoie del Cantiere Florida, si agita la scena del musical religioso in un'orgia di sensazioni mitiche astoriche che da Atlantide arrivano fino al Partenone, alla Magna Grecia, passando, razionalmente dopo la visione de "La passione di Cristo", per i sassi di Matera.
Alle spalle del gran via vai sulla scena, i cinque componenti della band suonano live con il timbro riconoscibile degli anni '70, la cifra che porta all'elettronica dei Pink Floyd, le tastiere dei Doors, le schitarrate prese in prestito dai Led Zeppelin.
Il refrain è: canzone, buio, applauso. Due atti, ventiquattro canzoni, per un totale di oltre un'ora e mezza di bel canto e balletti: Broadway non è poi così lontano.
Judas, sul palco Tiziano Barbafiera, sugli scudi, voce profonda e costume rosso da indiano, Jesus, interpretato da Jacopo Del Meglio, uno dei fondatori della compagnia Frog, icona classica, biondo vestito di bianco, faccia angelica da Kurt Cobain, con acuti acido- isterici alla Prince o Michael Jackson.
Originali i costumi molto colorati: Caifa e Herod, saggi del consiglio, sembrano dei cattivi grotteschi usciti da un cartone della Disney, i centurioni, con cappello da minatori e canottiera alla carpentiere, l'apostolo Simone, faccia da Tiziano Ferro, troppi tatuaggi e poca voce, sembra invece un cow boy-buttero con corpetto in camoscio. Spicca l'assenza di Maria, così esaltata nel film di Mel Gibson, sostituita dalla prostituta Maddalena, qui la suadente ed espressiva Serena Benvenuti, mascella volitiva e labbra carnose da cantante gospel, dolce e lamentosa nel suo costume color aragosta .
Ogni volta che entra in scena Judas, sicuramente il personaggio più rock ed incisivo, il tono si alza e la lirica vola, il coro, venti figuranti con foglie di palma a sventolare stile stadio, prende corpo e si anima, il palcoscenico si movimenta, la scena viene rubata, quasi a chiedersi se lo spettacolo al quale stiamo assistendo si chiami "Judas Superstar". La flagellazione, con l'inno americano appena percettibile nelle note elettriche, e la crocifissione, dove spicca l'assenza del corpo del Jesus già nel regno del Padre, chiudono con successo la rievocazione da via crucis.
Voto
7