Fabbrica Europa 2009
Verdastro Della Monica: Satirycon
Cesar Brie: Odissea
Laboratorio Nove - Branko Brezovec: Galileo Incatenato
Il Prometeo cantato in coro lirico s’accavalla con le parole recitate dal Galileo di Brecht. Cantanti
d’opera (Teatro Nazionale
di Rijeka) e attori (Laboratorio Nove e C.I.T.),
partendo dalla platea, s’affannano, s’aggrovigliano sulla macchina ideata da Branko
Brezovec costruita di scale e tavoli a scomparsa,
botole segrete come stiva di navi, ricoperta da manovelle e grandi compassi, soffietti,
assi a creare piramidi-occhio di Dio e cannocchiali come colonne poggianti su
una scienza stanca e traballante. Un marchingegno, zeppo di rumori da caldaia,
ricolmo di ganci, argani, carrucole e ponti levatoi, che ruota su se stesso,
come la terra attorno al Sole, che muta, cambia, si trasforma, come il pensiero
riconosciuto in un’atmosfera sonora da Illuminismo, da Rinascimento. Il
movimento continuo sul ferro e sull’acciaio produce quel leggero fibrillare
ondulatorio da crociera, di questo transatlantico-progresso
che taglia i ghiacci dell’ignoranza per raggiungere le sponde della veritŕ. E la
somiglianza tra Galileo e Prometeo in fieri č originale. Ma. Galileo (Silvano Panichi centrato, duro, aspro e diretto, niente a che
vedere con quello dimesso e impaurito di Branciaroli)
non č incatenato, anzi non si č fatto incatenare, tutt’al piů
č stato imbrigliato dalla sua mancanza di coraggio. Galileo non č stato come Prometeo, non ha
pagato la sua veritŕ, Galileo non č Giordano Bruno, non č
stato Mandela o Gramsci, o Peppino Impastato, o Falcone o Borsellino, non č
stato un bonzo, non č stato Jan Palach.
Si č salvato con disonore e, dopo aver spinto la macchina-conoscenza verso il
futuro, come Cristo ha portato la sua croce, č stato impantanato nelle regole,
dall’istinto di sopravvivenza, dall’assenza di incoscienza
culminata con l’abiura. Galileo č stato schiavo della materia, di quella fame
che lo attanaglia fino, metaforicamente, metterlo di fronte alla carne da
barbecue rosolata come fosse il fegato dello scopritore del fuoco che fece
infuriare gli Dei. I potenti hanno costumi pomposi e dorati, da Nabucodonosor,
costosi e sgualciti da commedia dell’arte, il Pontefice č un Papa al limite del “saraceno”. Altri personaggi: un Pulcinella
con la mela-gravitŕ in mano, la figlia dello scienziato č una sexy infermiera
pin up, tre incappucciati come donne musulmane cecene kamikaze. Ne risulta un quadro estetico cromatico e coreografico
variopinto da epopea con lampi balcanici, con strappi, a flash
d’impatto ma, in fondo, la trasformazione di Galileo in Prometeo non č
compiuta: la connessione non č andata a buon fine, la transazione si č
inceppata. Caldo soffocante e sediole scomode all’Affratellamento.
Voto
6 ˝