4° reportage da Venezia, 2006: bilancio
3° reportage da Venezia, 2006
2° reportage da Venezia, 2006
1° reportage da Venezia, 2006
Il festival del cinema di Venezia 2006
è entrato nel vivo, proponendo nella sua cornice di
grande contenitore d'immagini il nuovo film del maestro del cinema francese, Alain Resnais con Coeurs
che con la sua solita perizia formale ci porta a
conoscenza della solitudine di alcuni personaggi nella Parigi cosmopolita, con
una struttura compatta e ottimi interpreti, ma priva di quell'assunto
primigenio posto a contrapporsi ad una visione manichea di temi già visti.
Sempre nel concorso internazionale, The
Queen di Stephen
Frears si rivela una sorpresa, con la sua capacità di entrare in questo
confronto tra la regina e Tony Blair, nell'affrontare la morte di Diana,
diventando lo sviluppo di un microcosmo composto da
rinunce e secolari tradizioni, dimostrando un calore emotivo ben supportato
dagli interpreti. Il cinema americano si presenta in gara sotto le vesti del
cinema di genere, con da una parte The Fountain
di Darren Aronofsky,
bolsa pellicola imbevuta di stereotipi e occlusa da un vero sguardo di cinema
innovatore che irrita non poco, dall'altra Children of men di Alfonso Cuaron, buon film di respiro fantascientifico, abile
nel tratteggiare una linearità di spunto con sapienti scelte stilistiche sia di
ambientazione che di linguaggio cinematografico. Bobby
invece vede il ritorno alla regia dell'attore Emilio Estevez,
nel raccontare gli avvenimenti di alcuni personaggi
dentro l'hotel Ambassador in California prima dell'arrivo del candidato alle
presidenziali di Robert Kenendy
negli anni caldi del 68, a
poche ore del suo omicidio. Film corale, composto da
innumerevoli star del cinema, da Demi Moore a Sharon
Stone, che si apprezza per la buona composizione scenica senza irrigidirsi
in forme accademiche in una funzione di un impegno sia politico che personale
ben calibrato. Nel fuori concorso si è visto il primo film da regista del
figlio di Miyazaki,
Goro con Gedo Senki, purtroppo irrigidito da uno sviluppo della storia
troppo piatta e non supportata da un immaginario visivo, come invece riesce al
padre. Altra sorpresa è Sakebi del regista giapponese Kiyoshi
Kurosawa, nel descrive la storia di un poliziotto
alle prese con strani omicidi collegati alla presenza di un fantasma, in un
vortice di senso atto a rivelare il triste presagio di vite chiuse nelle loro
ossessioni, incapaci di relazionarsi con l'esterno,
emozionando attraverso le coordinate del suo cinema, che trovano una nuova e
stimolante trasformazione. Ritornando al concorso, abbiamo constatato il poco
valore registico di Barbara
Albert nel film Falling, nel racconto di alcune amiche riunitesi per un funerale, tra
rassegnazioni e rimpianti, senza alcun spunto di qualsiasi valore. Paprika
di Kon Satoshi, ci
avvolge con un animazione roboante nel portarci dentro
la dimensione dei sogni: involucro percettivo dove si convogliano le nostre
emozioni recondite, sistematico di un sentire non solo adulto. Lezione di cinema, che suggella l’importanza oramai nota del cinema
giapponese in questa mostra e non solo. Come film di apertura
della settimana della critica, le Pressentiment di Jean Pierre Darroussin alla sua
prima prova di regista collaterale a quella di noto attore, non sprigiona
emozioni, causa una messa in scena troppo elementare nella sua scansione
narrativa che vede la scelta di un uomo facoltoso di abbandonare i privilegi
per ritrovare una nuova dimensioni nei sobborghi, senza annotazioni originali.
Nelle giornate degli autori, segnaliamo Sept ans di Jean Pascal
Hattu, con una storia a tre stringente nella urgenza dei personaggi nel cercare i sentimenti con
forza e rabbia, uscendone con un buon film. Per concludere,
Tsai Ming Liang con Hei yanquan
ci riconduce al suo cinema composto da spazi solitari e corpi in cerca d
affetto nella sua diramazione adimensionale e questa
volta aprendosi ad un finale espanso ed aperto alla speranza, che non segna una
svolta nel cinema del regista, ma lo riporta dentro i segni del suo migliore
cinema. Ci stiamo dirigendo a tutta forza verso la conclusione del festival, ma
devono apparire ancora all appello i film italiani e la giornata evento del
Leone d oro alla carriera a David Lynch e a tante altre scoperte.
Voto
8