Green Zone
Regia di Paul Greengrass
Cast: Matt Damon, Brendan Gleeson, Greg Kinnear, Amy Ryan, Jason Isaacs, Said Faraj, Michael O'Neill, Khalid Abdalla, Yigal Naor, Antoni Corone, Raad Rawi; drammatico/bellico; U.S.A./Fran./Spa./Gran Bret.; 2010; C.
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Bloody Sunday
The Bourne Supremacy
United 93
The Bourne Ultimatum
Green Zone
Si
apre a Baghdad nel 2003 l’ultima fatica di Paul Greengrass, che
in Green Zone ha ritrovato dall’altra parte
della macchina da presa Matt
Damon dopo i fasti di The Bourne Ultimatum e
The Bourne Supremacy.
Questa volta il buon
Matt non indossa i panni di un superagente che ha
perso la memoria, ma quelli più normali di Roy Miller, un coraggioso ufficiale
dell’esercito americano impegnato col suo gruppo per rintracciare i depositi di
quelle armi di distruzione di massa che avevano indotto l’amministrazione Bush
a muovere guerra all’Iraq e ad abbattere il regime di Saddam. Il punto è che
ogni pista da seguire pare inutile e le armi di
distruzione di massa sembrano svanite nel nulla o, chissà, forse non ci sono
mai state. I superiori di Miller tra
l’altro non brillano per spirito d’iniziativa e forse nascondono perfino
qualcosa dietro una cortina di silenzio. In ogni caso il protagonista non
intende darsi per vinto facilmente e così, quando riceve casualmente da un
civile iracheno l’informazione relativa ad una riunione segreta di alcuni alti papaveri dell’esercito di Saddam convocati
dall’autorevole generale Al Rawi, l’ufficiale decide d’impulso di seguire la
traccia andando oltre le regole. Passo dopo passo scoprirà che gli indizi che
hanno spinto gli Stati Uniti d’America a portare la guerra in Iraq erano fondamentalmente una rete di menzogne elaborate ad
arte per eliminare il problema Saddam dallo scacchiere mediorientale, un piano
ben organizzato che è servito anche a manipolare abilmente la stampa. Alla fine
il tormentato protagonista cercherà di fare la cosa giusta e portare la verità
alla luce usando come testimone il generale Al Rawi, ma si ritroverà a cozzare
contro l’ostacolo di alcuni suoi colleghi deviati e
disposti a tutto per impedirglielo. Green Zone
miscela in ugual misura azione e denuncia con
l’amalgama della consueta perizia documentaristica di Paul Greengrass, che
anche stavolta si serve della telecamera a mano per incrementare il tasso di
realismo della storia. Nel film non brillano particolarmente i personaggi, che
si rivelano tutti un po’ troppo monotematici e
finiscono assorbiti dal plot centrale
senza approfondimenti di sorta (compreso il protagonista). A livello narrativo
peraltro non risulta abbastanza convincente la
denuncia casuale che innesca tutta la vicenda (The Hurt Locker
si muoveva su tutt’altro livello), ma lo spirito (almeno quello) è
politicamente corretto e condito da una puntina di indignato cinismo, che non
guasta mai quando i maneggi della politica turbano la pace internazionale e
costringono un intero popolo ad abbracciare la democrazia con la forza, un
concetto eticamente piuttosto ossimorico. Alla fine con qualche eccesso di
retorica si intuisce che c’è del marcio proprio nella
cosiddetta green zone, quel ristretto
territorio ‘bonificato’ in cui si sono insediati i vincitori per pilotare gli
sfortunati iracheni nella ricostruzione del loro stato.
Green Zone, regia di Paul Greengrass, con Matt Damon, Brendan Gleeson, Greg Kinnear, Amy Ryan, Jason Isaacs, Said Faraj, Michael O'Neill, Khalid Abdalla, Yigal Naor, Antoni Corone, Raad Rawi; drammatico/bellico; U.S.A./Fran./Spa./Gran Bret.; 2010; C.; dur. 116’
Voto
7
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