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  26/04/2024 - 01:19

 

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Bloody Sunday
Regia di Paul Greengrass
Cast: James Nesbitt, Tim Pigott-Smith, Nicholas Farrell, Gerard McSorley, Kathy Kiera-Clarke; drammatico; Irl./Gran Bret.; 2002; C.
Il film vincitore dell'Orso d'Oro al Festival di Berlino 2002

 




                     di Paolo Boschi


Bloody Sunday
The Bourne Supremacy
United 93
The Bourne Ultimatum
Green Zone


Domenica 30 gennaio 1972, una data passata alla storia come “il giorno dell’infamia britannica”. A Derry, nell’Irlanda del Nord, l’esercito inglese aprì il fuoco contro i dimostranti di una marcia per i diritti civili: tredici cittadini indifesi restarono a terra esanimi. Le vittime di quella tragedia innescarono la guerra civile: il funesto evento, subito battezzato “Bloody Sunday”, divenne un simbolo che spinse molti giovani ad entrare nelle file dell’Ira, avviando una spirale di violenza destinata a durare per lunghi anni. Bloody Sunday di Paul Greengrass racconta la maledetta domenica di trent’anni fa dall’alba al tramonto, dall’arrivo di migliaia di militari nella città sotto assedio fino al drammatico scontro tra le truppe scelte del reggimento dei paracadutisti inglesi ed il pacifico corteo dei manifestanti. Girato tra le strade ed in mezzo alle folle, con uno stile di regia intenso e realistico, Bloody Sunday rilegge con efficacia documentaristica un episodio storico affogato nel sangue: un film che sembra girato in presa diretta, quasi a voler proiettare lo spettatore dentro all’evento. Molteplice l’ottica scelta da Greengrass per raccontarci la storia, proposta attraverso gli occhi del protestante Ivan Cooper, leader idealista del movimento per i diritti civili, del diciassettenne ribelle cattolico Gerry Donaghy, che ambisce a sposare la fidanzata protestante ma è trascinato a forza nello scontro con i militari, del brigadiere MacLellan, comandante dell’esercito inglese a Londonderry, e di un giovane radio operatore dei paracadutisti inviato a Bogside con un’unità di bellicosi veterani. L’incomprensibile (ma logico) innesco della strage è contrappuntato nel finale dal luttuoso resoconto degli organizzatori della marcia, contriti per le vittime e presagi delle conseguenze dell’episodio: i tredici nomi dei caduti sono elencati mentre la telecamera si stringe sempre più sul volto distrutto di Ivan Cooper, mentre schermate in nero ci informano di come i militari colpevoli siano rimasti impuniti (anzi, decorati). Una sorta di Battaglia di Algeri in versione irlandese, a tratti epico, profondamente coinvolgente per la bravura degli attori, per il rigore dei dettagli e per il serrato ritmo del succedersi degli eventi, del tutto privi di commenti musicali, tranne la celeberrima Sunday bloody sunday degli U2 sui titoli di coda, canzone dedicata proprio a questa tragedia. Bloody Sunday ha vinto l’edizione 2002 del Sundance e l’Orso d’Oro al Festival di Berlino, ex aequo con il cartoon nipponico Spirited Away.

Bloody Sunday, regia di Paul Greengrass, con James Nesbitt, Tim Pigott-Smith, Nicholas Farrell, Gerard McSorley, Kathy Kiera-Clarke; drammatico; Irl./Gran Bret.; 2002; C.; dur. 1h e 47'

Voto 8 

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