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  20/04/2024 - 11:19

 

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L'arte satirica di Lunari
La satira di costume si fissa nella mente del lettore come un aforisma

 




                     di Fabio Norcini


Un ritratto inedito di Enzo Lunari
L'arte satirica di Lunari
Lunari e l'uso del falso


Lunari non ama molto la politica e la satira che preferisce è quella di costume, perseguita nei suoi memorabili cicli, di Ghirighiz e quello del pensionato più famoso d'Italia, Eritreo Cazzulati. Una scelta, quella dei "vecchietti" dettata forse dalla constatazione che sono, al pari dei bambini, i soggetti più deboli di una società votata alla improduttiva produzione, al forzato consumo. Soggetti quindi più disposti a indagare le pieghe poetiche del reale, a coglierne aforistiche verità. E Lunari ha questo di bello. La sue storie, anche articolatissime e lunghe, arrivano ad una conclusione fulminante, che si fissa nella mente del lettore come appunto un aforisma. Ma di quelli buoni: di Kraus o di Lichtenberg; a quest'ultimo, che studiò e descrisse le 62 maniere di appoggiare la testa alla mano, lo somiglia anche lo scetticismo. La sottile demarcazione tra credere e non credere percorre tutte le sue strisce, ribaltando le situazioni anche più estreme. Nella mostra del Forte ce ne offre esempi bellissimi. La visita all'amico in sala di rianimazione diventa un pretesto per uno dei più efficaci scherzi sulla morte (si scherza e ride soltanto sulla e della morte, assevera Woody Allen). Alle banali consolazioni di Cazzulati tipo "vedrai torneremo a giocare", l'amico risponde che ha come prospettiva solo una "vacanza tra quattro assi". "Allora potresti darmi i numeri del lotto, una cinquina secca, soldi a palate, poi faremmo fifty-fifty" e qui si innesta il fuoco d'artificio delle battute ("dove versi la mia parte, in banca o direttamente nella fossa?" o "andiamo a donnine... te lo immagini il primo camposanto chiuso dalla buoncostume") e giù risate fino alla scena finale, anche Cazzulati attaccato alla macchina della rianimazione che come l'amico "muore dal ridere". Oppure un'altra, su una panchina: "Pensi spesso alla morte?" "No, tanto sono sicuro che ci pensa lei".

Voto 8½ 

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