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Sting
...all this time
[A&M 2001]
Recorded on 11 September 2001 in Italy at Il Palagio

 




                     di Paolo Boschi


Brand new day
...all this time


Aveva avuto un’ottima idea Gordon Matthew Sumner in arte Sting, cantautore britannico trapiantato nel Chiantishire come molti compatrioti: registrare un live nella sua villa Il Palagio, in Toscana, supportato da una band d’eccezione e davanti a duecento invitati scelti tra amici, colleghi, critici e fans. L’album, il secondo dal vivo dopo il doppio Bring on the night del 1986, avrebbe dovuto intitolarsi (pare) ...on such a night e riepilogare le principali tappe della carriera di Sting, ormai cinquantenne, con nuovi arrangiamenti. La sorte ha però voluto il disco fosse registrato in parte nella serata dell’11 settembre 2001, in parte durante le prove generali della sera precedente: alla fine il risultato è diventato ...all this time, rispettosamente dedicato alle vittime dell’attentato alle Twin Towers, in cui Sting ha perso alcuni amici, e chiaramente dalla scaletta del concerto hanno finito per essere escluse le canzoni più allegre e briose – perché anche il noto adagio “the show must go on” ha i suoi limiti, e l’11 settembre rientrava decisamente nella categoria –. Questo live presenta dunque due immediati livelli di lettura: l’onda emozionale, che tocca il vertice in apertura con la splendida Fragile (tristemente adatta al contesto), e la capacità di rielaborazione musicale, in quanto quasi tutti i brani sono riproposti con nuovi arrangiamenti, nel complesso molto originali e spesso di sapore unplugged. Le sedici tracce di ...all this time confermano quanto di buono già si sapeva sul talento di Sting come interprete, compositore e strumentista: ribadita anche l’apertura world che marcava l’ultimo album Brand new day, come pure l’amore incondizionato del cantautore di Newcastle per il jazz, lo swing e la musica classica. Dopo l’apripista segue un’interpretazione minimalista e molto toccante di A thousand years, stemperata previo medley nel soffuso jazz di Perfect love... gone wrong (occasione per le classiche improvvisazioni sul tema consone al genere). La quarta traccia proposta è All this time, ravvivata e filtrata attraverso la lente del soul, subito capovolta dalle splendide The hounds of winter e Mad about you. Il primo classico dei Police rispolverato da Sting è Don’t stand so close to me, brano delicatissimo, molto più soft rispetto all’originale del 1980 e meno elettronico della versione registrata nel 1986 per la prima antologia della mitica band, già sciolta: a ruota seguono When we dance (sostanzialmente identico al brano di studio) e le malinconie jazzate di Dienda, ballata inedita del compianto tastierista Kenny Kirkland. Notevole la rivisitazione musicale di Roxanne, il primo successo targato Police – anno di grazia 1978 –, che diventa quasi una tavolozza che Sting arricchisce con le variazioni sui generi prediletti durante la carriera solista. Il soul la fa da protagonista anche nell’interpretazione live del primo hit centrato da Sting nel 1985 con l’album di debutto, ovvero (If you love someone) Set them free (notare il lieve cambiamento del titolo e lo scatenato crescendo finale): il primo classico di Sting prelude all’ultimo della serie, Brand new day, ripresentato in una versione che mantiene l’impianto soul dell’originale che progressivamente si contamina con il rhythm’n’blues e lo swing. Il notevole dittico di marca soul è poi variato dalle ballate Fields of gold, priva di variazioni di sorta, e dall’elegante Moon over Bourbon Street, molto più jazz rispetto al pezzo registrato in The dream of the blue turtles. Gran finale con If I ever lose my faith in you e la storica Every breath you take, parata d’onore per gli ottimi musici convenuti al concerto di ...all this time, un live che purtroppo resterà indimenticabile non solo per comprovati meriti artistici.

Sting, ...all this time [A&M 2001]

Voto 8 

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