Lenny - 2001
Greatest Hits - 2000
Anche Lenny Kravitz, classe 1964, dopo cinque dischi è arrivato alla fatidica tappa del Greatest Hits antologico con tanto di inedito secondo copione, nel caso specifico intitolato Again, tra l'altro neppure molto visibile al confronto con gli altri quattordici 'classici' della tracklist. Già, perché l'ultimo parto dello straordinario eclettismo di Kravitz è un singolo piuttosto normale, una tranquilla ballata che non riesce ad emergere in mezzo alle altre tracce, nobilitate da riferimenti musicali più illustri ed ormai entrate a pieno diritto nel pop di fine Novecento. Il debutto del buon Lenny risale infatti all'ormai lontano 1989 con lo splendido album Let love rule, cui seguirono ad intervalli piuttosto regolari prima il malinconico Mama said (1991), poi l'energetico Are you gonna go my way (1993), quindi il blando Circus (1995) fino al recente 5 (1998). A confermare la grande abilità di alchimista sonoro di Lenny Kravitz c'è proprio questo Greatest Hits pubblicato a fine 2000: la musica del cantautore newyorchese ha quasi come peculiarità genetica la forza del singolo, che di volta in volta rimaneggia e rielabora generi, personaggi e brani di primo piano, e solitamente trattasi di rielaborazioni originali con brio, dai Beatles del fronte squisitamente lennoniano a Jimi Hendrix, da sonorità di volta in volta funky, reggae o hard rock, da richiami alle atmosfere degli anni Settanta (sia a livello psichedelico che disco). Insomma la carriera di Kravitz è un succedersi continuo di singoli sempre diversi, ennesime e multiformi manifestazioni di un'attitudine congenita per il riciclo musicale indiscriminato (spesso di buon gusto). Per tali motivi azzardare una definizione sintetica della sua musica è virtualmente impossibile: più logico parlare delle canzoni alla Jimi Hendrix come la graffiante Rock and roll is dead e l'ipercinetica Are you gonna go my way, un'impressionante alchimia di hard rock, oppure di ballate alla Lennon, come la struggente Stand by my woman. L'elemento ricorrente nella carriera dell'artista newyorchese - che di crossovers ne sa qualcosa anche a livello genetico, essendo figlio di madre di colore e di padre ebreo - sono i brani monotematici, quasi avesse da dimostrare di saper eseguire un determinato compito musicale: può capitare allora di imbattersi in piccoli miracoli soul come la splendida Let love rule, o in finestre aperte sugli anni Settanta (It ain't over 'til it's over o la psichedelica Believe), nell'ottimo blues di Mr. Cab driver o nel contagioso funky di Fly away e Always on the run. Tra i brani più personali (e meno spuri) sono obbligatoriamente da segnalare l'intensa Can't get you off my mind e la grintosa American woman. Da un artista così è dunque lecito attendersi esattamente un'antologia come questa: varia come uno zibaldone, valida come una raccolta di singoli efficacissimi. La vera curiosità è stare a vedere il nuovo cambiamento che il buon Lenny starà certo preparando per il futuro...
Lenny Kravitz, Greatest Hits [Virgin]
Voto
7½