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  29/03/2024 - 07:54

 

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Scanner - musica
 


John Lee Hooker
Addio, boogie man
L'ultima indiscussa leggenda del blues

 




                     di Paolo Boschi


Addio, boogie man
Mr. Lucky


Era nato il 22 agosto del 1917 a Clarksdale, nel Delta del Mississippi, come ben si addice ad un artista che, nel corso del Novecento, sarebbe diventato uno dei bluesmen più profilici in assoluto e, all'inizio del terzo millennio, l'unica indiscussa leggenda del blues in circolazione, tranne il suo buon amico B.B. King. John Lee Hooker se ne è andato nel sonno, nella sua casa a San Francisco, la notte dello scorso 22 giugno: aveva ottantatre anni, la maggior parte dei quali spesi alla causa del blues, e la sua musica resterà, non c'è da dubitarne. Il ruolo di mito Hooker se lo è guadagnato on stage, a partire dall'adolescenza, quando cominciò a strimpellare l'inseparabile sei corde insieme al patrigno Will Moore in occasione di feste e sagre locali alla fine degli anni Venti. Poi la sua vita, come spesso capita alle leggende, ha iniziato a correre freneticamente: a 14 la fuga da casa con direzione Memphis, dove il giovane John Lee Hooker lavora con Robert Nighthawk ed altri musicisti, suonando essenzialmente gospel e spirituals, la musica che aveva sentito fin dalla culla. Lo spostamento successivo è a Cincinnati, dove rimane nel decennio dal 1933 al 1943 a suonare con vari gruppi (Big Six, Fairfield Four, Delta Big Four): la tappa seguente è Detroit, ed è qui che si consuma la sua full conversion al verbo sacro (e profano) del blues. L'artista viene assunto in un'acciaieria, allo stesso tempo forma il proprio gruppo e comincia ad incidere con regolarità per l'etichetta Modern: il primo grande successo s'intitola Boogie Chillen, che vendette milioni di copie e divenne uno dei cavalli di battaglia del cantante. Nel corso degli anni Cinquanta la sua attività in sala d'incisione è frenetica al punto che, per aggirare i cavilli contrattuali con le varie etichette discografiche, John Lee Hooker è costretto ad adottare svariati pseudonimi: si firma di volta in volta Delta John, Boogie Man, John Lee Booker (e John Lee Cooker), Texas Slim, giusto per citarne alcuni. Nei favolosi Cinquanta Hooker si dedica anima e corpo al genere che lo renderà una leggenda, il blues, adottando uno stile scarno, essenziale e molto personale, capace di sintetizzare la sua estrazione di uomo del Mississippi - in grado di tenere il palco da solo: un uomo, una musica, un'orchestra - coniugandola con le suggestioni metropolitane della maturità. Non a caso il suo tipico sound si meritò l'appellativo di urban blues, genere nel genere che trova il suo apice in Boom boom che, guarda caso, Hooker interpretò in veste d'artista di strada nel cult movie di John Landis, The Blues Brothers (1980). La capacità camaleontica di John Lee Hooker di passare attraverso mode generazionali restando sempre perfettamente coerente con la propria storia ed il proprio background musicale lo aiutò ad attraversare da protagonista decenni molto diversi dai Cinquanta ai Novanta. Negli anni Sessanta fu uno dei punti di riferimento del diffondersi del blues nel vecchio continente, influenzando (con Muddy Waters e B.B. King) la musica dei giovani Rolling Stones, il celtic blues di Van Morrison, gli Spencer Davis Group del giovanissimo Steve Winwood (e poi i suoi Traffic), i primi Fleetwood Mac, gli Yardbirds e poi i Cream. Nei Settanta si lascia coinvolgere dai Canned Heat, gruppo americano di blues bianco, nell'album Hooker'n'Heat e mette a segno uno dei colpi migliori della sua discografia: Free beer and chicken del 1974, uno dei suoi dischi più stravaganti e ricchi di mistero, una gemma assoluta del blues, con la partecipazione di un giovane Joe Cocker. Dopo la partecipazione a The Blues Brothers Hooker torna protagonista a fine anni Ottanta con il notevole The Healer (1989), in cui il grande vecchio cantava l'intensa title track accompagnato da Carlos Santana e dai Los Lobos, reinterpreta I'm in the mood con Bonnie Raitt (una delle migliori blueswomen ancora in giro), suona con Robert Cray ed i Canned Heat. Nei Novanta entra nella Rock and Roll Hall of Fame (1991), incide l'ottimo Chill Out nel 1995 e lo splendido Don't look back nel 1997, in collaborazione con Van Morrison, premiato con il Grammy riservato al miglior album di blues tradizionale. E' del 1998 The best of friends, l'ultimo episodio della ricca discografia, una parata di stelle accorse a duettare con il vecchio maestro: da Eric Clapton a Carlos Santana, da Ry Cooder a Jimmie Vaughan, da Bonnie Raitt a Ben Harper fino ai Los Lobos. Una vita al massimo, una voce ruvida e tagliente come carta vetrata - da inveterato fumatore e bevitore -, un'atavica passione per il gentil sesso ed un ritmo ipnotico ed apparentemente senza fine (endless boogie) quando le sue mani imbracciavano la chitarra. Non era uso a guardarsi indietro e desiderava soltanto essere ricordato come un grande musicista, resterà una leggenda del blues: John Lee Hooker è morto, viva il re del boogie!

Voto 10 

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