Sirena - Recensione
Sirena - Presentazione
Cousteau
Cousteau in tour 2001
Sarà l’ondeggiare della ciliegina nel manhattan,
o la piacevole oscurità di locali fumosi ove indossare impeccabili completi di Costume National. Ma è tornata l’epoca degli swingers, giovani impenitenti amanti della bella vita e del bello stile, di avvenenti fanciulle con fruscianti
vestiti e musica placida e piacevole. Dall’Auditorium Flog di Firenze sono arrivati finalmente in concerto sabato 3 novembre 2001, dopo l'esibizione estiva di Arezzo Wave, i Cousteau,
band-manifesto di questo movimento di bon-vivants. Iniziato forse proprio con Swingers, il cult-movie
di Doug Liman interpretato da Jon Favreau e Vince Vaughn che ha imposto nuovamente la dolce vita come stile di comportamento. Cavalcando un’estetica musicale pronta a riscoprire i compositori più easy, il bachelor pop e Burt Bacharach: ondata di mondanità che ha dato, tra gli altri, nuova vita ai
Pulp di Jarvis Cocker, e ha scatenato un intera falange di electromusicisti, Thievery
Corporation in testa. I Cousteau,
emersi d’improvviso dopo che il loro album d’esordio per un anno era passato inosservato, hanno raccolto pur nelle
sostanziale diversità stilistica ciò che i Combustible Edison non avevano raccolto all’inizio dei novanta, quando si erano
presentati come primi alfieri della space-age
revenge. La ricetta dei Cousteau è piuttosto semplice: melodie sofisticate
ma piuttosto orecchiabili, confezione jazzy, ispirazione malinconico-autunnale, venature à la Bowie del cantante Liam McKahey. La colonna sonora più adatta per la lettura di un numero di Vogue,
o per un approccio lounge. Motore dell’intero progetto è l’australiano Davey Ray Moor, già brevemente nei Church, trasferito a Londra
come pianista di piano bar di poche speranze e salvato dal successo arriso alla band. Che prende il proprio nome da quello dell’esploratore marino francese. Non parlate loro di Burt Bacharach,
per non farli infuriare. Piuttosto, considerate che hanno regalato un pezzo alla compilation-tributo a Tim Buckley. Dunque accomodatevi, e ascoltate.
Voto
7