David Byrne & St. Vincent tour 2013
David Byrne & St. Vincent, Love This Giant
Dopo l’America e l’Australia il tour di David Byrne & St. Vincent furoreggia anche in Europa (in Italia il 9 settembre 2013 all’Anfiteatro Vittoriale di Gardone Riviera Brescia, il 10 settembre al Teatro Geox di Padova, l’11 settembre all’Auditorium Parco della Musica Roma e il 12 settembre 2013 al Teatro Verdi di Firenze). Merito di un album azzeccato ed energizzante di pop funk, come Love
This Giant, ma soprattutto di un’idea di cultura musicale in (perenne e necessaria) trasformazione, una sorta di antidoto alla nevrosi postmoderna che ha sempre caratterizzato l’universo creativo di un innovatore come Byrne, anche quando divide il palco con una nuova alter ego. Si chiama Annie Clark in arte St. Vincent , è nata a Tulsa nel 1982 e ha il merito di esprimersi al meglio (non era scontato ma la polistrumentista, cantante e compositrice statunitense dimostra di avere davvero una spiccata personalità) anche al cospetto di un artista sempreverde (è nato in Scozia, a Dumbarton, nel 1952), come il genio fondatore e anima dei Talking Heads. David sembra ancora una volta aver trovato la partner ideale e insieme a lei ha realizzato uno spettacolo ricco di grande feeling, ironia e leggerezza.
I due co-cospiratori hanno allestito uno show raffinato e divertente in cui l’anima della marching band incontra il gioco degli scacchi e
il ritmo metropolitano fa da padrone. Pop, rock, jazz e funk si uniscono dinamicamente in danze coinvolgenti, talvolta cupe, più spesso gioiose. La bella Annie, che in questo tour è diventata biondissima, è una front - woman colta e affascinante, David, una sorta di maestro d’orchestra - coreografo, che dirige bellamente una big band di ance e ottoni davvero dotata, in cui brillano di impeto (controllato e non) Brian Wolfe alla batteria, Kelly Pratt alla tromba, corno francese e flauto, Dave Nelson e Jason Disu al trombone, Jon Natchez e Bryan Murray al clarinetto, flauto e sassofono, Rachel Drehmann al corno francese, John Altieri al basso tuba, Carter Yasutake alla tromba, Daniel
Mintseris alle tastiere e ai synth. Il ronzare
degli ottoni dona alle canzoni (realizzate in tandem da Byrne e Clark) una lucentezza teatrale accattivante mentre le percussioni stigmatizzano
la modernità tribale del contesti. Annie cambia una chitarra dopo l’altra, David la emula, ma fino a un certo punto, canta, balla, non si ferma un minuto, come del resto la band, che si snoda nel palco, come fra le vie di una città
ideale. Il set esprime energia contagiante. Mettere qua e là qualche successo dei Talking Heads aiuta, ma anche il nuovo repertorio e i pezzi di Annie fanno faville, grazie al prezioso gioco di interscambio dei due protagonisti e alla dinamicità dell’ensemble. Applausi a scena aperta e bis a profusione, al Verdi di Firenze hanno concluso a sorpresa il set con una travolgente marching in platea.
Voto
9