Supposed Former Infatuation Junkie
Under Rug Swept
Nata ad Ottawa nel 1974, Alanis Morissette già da
giovanissima era divenuta una star della TV canadese, poi nel 1995 ha
messo a segno Jagged little pill, un album d’esordio che ha cancellato
i suoi esperimenti dance pop da teenager e che ha venduto
vagonate di dischi per il mondo (oltre ventotto milioni di copie, almeno
finora), rendendo la Morissette un simbolo della rabbia femminile e l’apripista
di una serie di rockeuses da lei ispirate. Il successivo Supposed
former infatuation junkie ha confermato le fortune della cantante
canadese, stemporandone (leggermente) i toni e lasciando intravedere i lati più
introspettivi (talora meditativi) della giovane artista.
Dopo la (classica) tappa interlocutoria dell’Unplugged Alanis Morissette è tornata con Under
Rug Swept che, diciamolo subito, ne conferma il talento cristallino e
ne dimostra la maturazione artistica, prefigurandosi come un’equilibrata
sintesi tra i due album precedenti. In particolare, rispetto Supposed
former infatuation junkie, tra le undici tracce complessive di Under Rug Swept
si avverte un’unitarietà concettuale di fondo, sembra insomma un disco in cui
la messa a fuoco musicale della cantante è più consapevole, riflessiva,
calibrata. Non a caso per scrivere le canzoni poi entrate nella tracklist
Alanis Morissette ha scelto di
tornare in Canada: ritrovato l’isolamento artistico ideale, con una chitarra ed
un pianoforte, lontano dai clamori del pubblico, i brani sono venuti fuori
così, naturalmente. Certo non si avverte più quella rabbia primigenia che
sprigionava l’album d’esordio, ma una consapevolezza luminosa capace di
catturare emotivamente: il titolo
suona più o meno come “spazzare sotto il tappeto” e rende bene l’idea di
quelle sensazioni rimosse, non espresse, che in un certo senso il potere
terapeutico della musica riesce a cristallizzare nella forma della canzone.
Quanto alle tematiche la
Morissette continua a riflettere sui sentimenti, sulle relazioni personali,
sugli amori sbagliati, ma sembra meno arrabbiata e più malinconica di un tempo,
come dimostrano l’apripista 21 things I want in a lover, elenco delle
caratteristiche necessarie per conquistare l’immaginario femminile, la
tagliente (ed intrigante) Narcissus e lo stesso singolo di lancio
dell’album, la splendida Hands clean. Poi arriva un gioiello come Flinch,
ballata minimalista ma terribilmente struggente, fuori dal tempo, esattamente
come l’intensa That particular time: due brani che esaltano le
sterminate possibilità vocali della Morissette. Sembrano mimare le atmosfere
seccamente elettroniche dell’esordio sia So unsexy che You owe me
nothing, con risultati piacevoli ma già sentiti, mentre suonano decisamente
più innovative e movimentate A man e Surrendering. La conclusiva Utopia
chiude il discorso all’insegna di un’armoniosa pacatezza. Complessivamente un
bel disco, piacevole, ottimamente scritto e ben suonato: è anche vero che
l’atto terzo della discografia ufficiale di Alanis Morissette non aggiunge
molto all’artista, più che altro conferma quanto di buono si era sentito in
precedenza, un album di consolidamento, insomma.
Alanis
Morissette, Under Rug Swept[Maverick/Wea 2002]
Voto
7½