Up
Reveal
Dopo
la defezione, purtroppo per motivi di salute, del batterista Bill Berry, i R.E.M. sono rimasti in tre elementi, con la
sezione ritmica drasticamente rimaneggiata ed il solo apporto della batteria
elettronica o di occasionali session men: Up costituisce dunque
il primo episodio del nuovo corso della band di Athens, Georgia, una tappa meditativa e quasi obbligatoriamente
interlocutoria
. Nonostante Michael Stipe abbia dichiarato di nutrire
qualche dubbio nel riconoscersi nella forzata condizione di trio, la musica dei
R.E.M. non sembra averne comunque
risentito: anzi, dopo lo scarso apprezzamento da parte del pubblico di
New adventures in hi-fi, questo
album segna il recupero delle sonorità congenite al bagaglio 'cromosomico'
della
band di Athens (leggi
folk rock,
acid e
rock 'puro'). Per
il resto la vena di
songwriter di
Stipe si conferma copiosa (e complessa) come sempre, e lo stesso si può dire
anche della sua voce, di volta in volta adattabile alle più svariate esigenze
musicali del
gruppo.
Up comprende in totale
quattordici brani: particolarmente interessante è il corpo centrale dell’album,
quasi un
concept interno al disco
stesso, una ragnatela sonora che ruota intorno alla voce pensosa, malinconica
ed umbratile dell’indiscusso
front man della
band – dall'intensa
Hope fino all'ombrosa
Parakeet, con memorabili momenti in
mezzo, come
The apologist o la
splendida
Daysleeper –. Una sequenza
dai livelli davvero altissimi, che non esaurisce comunque un album del tutto
privo di pezzi riempitivi: infatti con la superba
Lotus Stipe,
Mills e Buck regalano ai
fans degli esordi una parentesi
rock di quelle destinate a durare nel
tempo, marcata da un incisivo
riff di chitarra. Nel complesso un grande
album, sbocciato quasi per caso nel momento più anomalo della lunga storia dei
R.E.M.
R.E.M., Up [Warner Bros 1998]
Voto
7½