Socìetas Raffaello Sanzio: Progetto per la città di Firenze
Socìetas Raffaello Sanzio: B.#03 Berlin
Socìetas Raffaello Sanzio: Crescita XVI Firenze
La XVI Crescita è un’azione teatrale che fa riferimento a uno o più episodi
della tragedia
Endogonidia, (il ciclo drammatico che la Socìetas Raffaello Sanzio ha
incominciato nel 2002 e terminato nel dicembre 2004). La XVI Crescita va in
scena in prima assoluta a CANGO,
Cantieri Goldonetta di Firenze il 20 e il 21 dicembre 2005 dalle ore 19.00,
ogni 30 minuti, gruppi di 40 spettatori alla volta.
“Ogni
Crescita sviluppa una o più figure tra quelle che ricorrono nella Tragedia Endogonidia:
è dunque un dispositivo che permette di ampliare il prisma dei motivi
drammatici di un soggetto o di un certo quadro – spiega la Socìetas Raffaello
Sanzio -. Ma ciò che caratterizza la Crescita è un’origine pratica che deriva oltre
che dall’Episodio anche dal luogo dove essa si compie, e poi anche la rapidità
dell’azione e della demolizione. E’ una comparsa locale che dura pochi minuti e
che si ripete in modo ciclico. E’ una relazione tra luogo, umanità, materia e
pensiero che va immaginata e realizzata in rapida successione, per questo
motivo la sigla del titolo di questa Crescita potrà essere assegnata soltanto
pochi giorni prima dell’azione teatrale. Se la Tragedia si basa
sull’Episodio, la Crescita
è agire episodicamente su un luogo”.
Crescita …da qualcosa o di qualcosa quindi. In questo caso è qualcosa
che cresce da un corpo e si sviluppa singolarmente benché collegato a
quel corpo. La Crescita
è un’azione teatrale che dota l’intero arco della Tragedia
Endogonidia, da cui essa dipende, di una sua particolare messa a fuoco. La Crescita non è dunque
un’azione autonoma: deriva dall’Episodio cui fa riferimento (nella sigla del
titolo) e ne sviluppa un aspetto, un oggetto. L’idea che sta al fondo della Tragedia
Endogonidia è infatti quella di un pensiero che si muove e che si
moltiplica: si muove di città in città e si moltiplica da spettatore a
spettatore. Avendo abolito il Coro, la cui funzione classica era quella di
spiegare i fatti che si avvicendavano, ora tocca soltanto agli spettatori
“spiegare”, nel vero senso della parola: porre mano in prima persona alle parti
più nascoste del teatro. Ma oggi il problema della drammaturgia sta nelle
pieghe, non nella spiegazione. Gli occhi vedono molto bene quello che succede.
La mancanza delle parole però pare confondere una veduta così chiara. In realtà
la veduta continua a essere chiara e l’incomprensione è fortemente presunta:
essa tradisce l’abitudine ad affidare soltanto al linguaggio verbale la chiave
di lettura della storia.
Voto
8