Momix, Sun Flower Moon, 2007
Momix e Swingle Singers
Opus Cactus
Elastesse, by Pantene
Intervista a Moses Pendleton, estate 2000
Il piano è doppio e crea uno
squilibrio iridescente visivo tra la superficie del telo che imbarca il
boccascena come sipario traforato e trapuntato, permeabile alle e dalle immagine, e i movimenti sincronici e sincopatici, atletici
e ginnici, acrobatici e muscolari del gruppo
dei dodici ballerini. Sulla tela si muovono fiori che modellandosi in
doppie versioni magiche e simmetriche ed angolari diventano adesso ombelichi e
facce animalesche, bocche appuntite di piante carnivore, mani che si
appiccicano in un applauso chiuso, foglie che gocciolano rugiada, soli che
nascono. Tutto è in assenza di gravità, fluttua nel brodo unicellulare
primordiale, in attesa del Big Bang. I giochi di luce
fluorescenti ingannano ed ammaliano. Ora, affascinanti anche le musiche suggestive ed a tratti gotiche e decadenti ma sempre
elettroniche, sul panno la vita diviene crepuscolare, la luna si trasforma in
occhi di pantera mentre i ballerini volteggiano sospesi su strutture semoventi,
altalene e ganci e corde, nascoste alla vista del pubblico dal nero pece che li
avvolge. I pianeti vorticano e sembra che l’inchiostro mefistofelico si
allarghi a macchia d’olio sulla luce che donano ed esprimono i corpi per metà
illuminati in un constante crescere e decrescere, in un gioco di ying e yang che si rincorrono come il sole e la luna. “La luna insegue sempre
il giorno. Ed il giorno verrà”. I ginnasti volano come
Peter Pan, sono ectoplasmi e insetti e cellule e
spermatozoi. Sul sipario di tulle si disegnano farfalle, babbuini scontrosi e
polmoni ansanti da ecografia, costole scheletriche e casse toraciche capienti.
Poi ancora fiori: grotteschi dai petali rigogliosi. Si cerca e si aspetta la Primavera.
Passano
le Quattro stagioni, ci inginocchiamo all’idea di Botticelli.
Il mondo è un bosco lugubre dove si animano nebbie depresse e fate languide e
magie sospese, una foresta incantata con elfi dove si muovono anche esseri
incappucciati a metà strada tra Puffi, esponenti del Klu Klux Klan
e meduse iperboliche che diventano gobbe diaboliche e granchi tentacolari micidiali
e guerriglieri che danzano in una lotta strenua e mortale. Il sonoro è ora
cupo e noir e dark, ora sfacciatamente new age e densamente onirico. La creazione si è placata, i
segni Maya si traspongono in pipistrelli quasi Maori,
poi si espandono in ali rassicuranti di gabbiani candidi in una ricerca
spasmodica di congiunture perfettamente geometriche: una manta morbida in un mare
astratto e merli di castello con sentori disneyani di
“Fantasia” o carrolliani al sapore di “Alice nel Paese delle
Meraviglie”. Un caleidoscopio che attira e respinge, che dà e toglie, che
mostra e nasconde, disegni e segnali, graffi e pennellature, sovrapposizioni
circensi ed elisioni acrobatiche fino alla Linea viola finale stile Lagostina. Piece
dannatamente faustiana.
Voto
8