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Stefano Massini
I capitoli del crollo, Volume primo: Tre fratelli
Volume primo: Tre fratelli, Testo e regia Stefano Massini, con Duccio Baroni, Luisa Cattaneo, Gabriele Giaffreda. Direzione musicale: Enrico Fink, musica dal vivo eseguita alla fisarmonica da Riccardo Centazzo
Mercoledì 22 e giovedì 23 settembre 2010 alle 19,30 Cortile del castello di Calenzano. Produzione: Il Teatro delle Donne, La Corte Ospitale

 




                     di Tommaso Chimenti


La fine di Shavuoth, 2010
I capitoli del crollo, Volume primo: Tre fratelli, 2010
L’Italia s’è desta, 2010
Frankenstein ossia il Prometeo moderno, 2009
La Gabbia III, 2008
Donna non rieducabile, anteprima, 2007
L’odore assordante del bianco, recensione, 2007
Stefano Massini, Scanner intervista il regista fiorentino, 2007
L’odore assordante del bianco, scritto e diretto da Stefano Massini, 2007
Muro di silenzio, diretto da Stefano Massini, 2005
Norma 44, di dacia Maraini, diretto da Stefano Massini, 2004
La Gabbia, diretto da Stefano Massini


Dal Muro sull’89 di Berlino al Crollo della Lehman Brothers, una delle famiglie più potenti del mondo, la banca fallita nel 2008. Il mondo in dissoluzione. Storia recente, si collega anche con l’11 settembre 2001 visto che la Lehman aveva quattro piani all’interno delle Torri Gemelle, che affonda gli stivali nell’America del Sud schiavista a metà Ottocento, prima della guerra di Secessione. Un grandissimo lavoro di ricerca e tessitura (si parla di cotone) per Stefano Massini in questo Volume Primo della saga, romanzesca e picaresca, dei tre banchieri tedesco-ebrei. Una storia che è l’incarnazione del sogno americano: we can. Di quelli che ce l’hanno fatta. Arrivati con la nave e soprattutto le pezze, lavorando sodo, facendosi amare e stimare, intuendo prima degli altri i possibili andamenti del mercato, cambiando la merceologia da vendere, investendo con coraggio ed inventandosi un nuovo mestiere, il “mediatore” che prima di allora non esisteva, i “Tre fratelli” (titolo del primo lavoro della Trilogia “I capitoli del crollo”) hanno costruito in pochi anni un impero economico-finanziario. Dodici capitoli contrassegnati da parole yiddish. Un grande supporto è stato dato a Massini da Moni Ovadia e per le musiche da Enrico Fink. Non è la prima volta che Massini si dedica alla cultura ebraica; partendo dal “Diario di Anna Frank”, “Processo a Dio” e “La fine di Shavouth”. Produzione La Corte Ospitale di Rubiera. Tre volumi (“ho già scritto settecento pagine”, confessa l’autore e regista, e conoscendo la sua penna dice la verità) che saranno in scena nei prossimi tre anni: debutto a dicembre 2010. A Firenze sarà al Teatro Everest in stagione. L’andamento è ritmico grazie alle tre voci che si rincorrono, si agganciano, si superano e sorpassano dei tre sulla scena, inchiodati alla loro sedie: Luisa Cattaneo al centro fa da chioccia ai due giovani, ma già bravi, attori massiniani, che se li è coltivati nel tempo alla scuola calenzanese: Duccio Baroni e Gabriele Giaffreda, già protagonisti de “La storia siamo noi”, che già dimostrano piglio, freschezza e tempi giusti d’incursione. Rafforzativi e sottolineature, ritorni (è lo stile di Massini che conduce dentro la storia, facendocela sentire e sembrare vicina, quasi familiare) a creare un circolo, un vortice di parole evidenziato dalle tre voci che s’alternano velocemente cadenzate. Una storia unica che arriva da più lati, come i megafoni su una vecchia Cinquecento in una piazza del Sud prima delle elezioni. Voci fitte a rimbalzare. La nascita dell’impero è divertente, con slanci ironici, poi la crescita, il rafforzamento, infine la distruzione, la dissoluzione. Per adesso sono pesci piccoli, fanno tenerezza, si parteggia per loro, poi diverranno squali. Non solo nero, buio pessimismo però, perché sono proprio questi momenti di picchi negativi nella società (il parallelo tra la povertà e la guerra di allora, la crisi economica e la recessione oggi) che danno vita a nuove energie. Dopo ogni crack c’è un boom. La messinscena sarà il più pulita e scarna possibile, dice l’autore fiorentino. Più che teatro è pura narrazione, racconto orale per approfondire, scavare, conoscere, sapere. Teatro civile, sociale, politico, ma nessun confronto, come realizzazione finale, con i vari, Paolini, Celestini, Enia o Baliani. Lì siamo di fronte ad autori-affabulatori. Un nuovo Massini? Forse, anzi certamente. Dopo le tre Gabbie, dopo Donna non rieducabile, prima ancora L’odore assordante del bianco era comunque presente una drammatizzazione autoriale degli accadimenti, adesso il rispetto delle vicende e la storiografia che ne sta alla base ha preso il sopravvento: “La storia siamo noi”, L’Italia s’è desta. Una riscrittura cronachistica puntigliosa. Un autore iperprolifico che continua a mietere premi, l’ultimo è il “Premio Galantara” a Montelupone, zona Macerata, proprio per il testo solcato dall’inno di Mameli.

Voto 7 

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