Lucio Dalla : l'Arlecchino di Ferruccio Busoni, presentazione
Lucio Dalla : l'Arlecchino di Ferruccio Busoni, recensione
Lucio Dalla : Tosca Amore disperato
A due
titoli novecenteschi di magistrale composizione e raro ascolto - “Pierrot Lunaire” di Arnold
Schönberg e “Arlecchino
ovvero le finestre” di Ferruccio Busoni, è dedicato il nucleo del
cartellone del «Lugo Opera Festival», per la direzione artistica di Rosetta
Cucchi.
Una
scelta pregevole, tanto più considerando la generale scarsa attenzione che Enti
lirici e Teatri di Tradizione riservano al repertorio novecentesco, sia storico
che recente. Nel ventesimo anniversario della riapertura del settecentesco Teatro Rossini di Lugo, che ospita nei
suoi spazi dall’acustica perfetta la quinta edizione del Festival, questa
proposta costituisce un’ulteriore testimonianza della vocazione e dell’impegno
che in questi anni hanno coerentemente caratterizzato le iniziative del teatro
romagnolo. La sua rinascita è infatti coincisa con la ricerca di una peculiare
identità che si è espressa nel progetto artistico di proporre un repertorio
dedicato all’opera da camera, esaminata nelle sue differenti espressioni, a
partire dall’opera seria del XVIII secolo, all’”Opera buffa” , fino ad arrivare
al repertorio contemporaneo, privilegiando spesso partiture inedite o non
eseguite da molti decenni.
Giovedì 30 marzo e domenica 2 aprile 2006, la
nota vocalist bolognese Cristina
Zavalloni, degna erede e seguace della grande Cathy Berberian,
affronta il difficile capolavoro di Arnold Schönberg,
accompagnata dall’Überbrettl Ensemble, mentre un sempre più eclettico Lucio Dalla firma la regia del “capriccio
scenico” in quattro atti di Busoni. Sul podio dell’Orchestra del Teatro
Comunale di Bologna, sarà il direttore d’orchestra canadese David Agler.
Interpreti,
oltre all’attore Marco Alemanno nel ruolo di Arlecchino, i baritoni Paolo
Bordogna (l’Abbate Cospicuo), Maurizio Lo Piccolo ( Ser Matteo del Sarto), il
basso Ugo Gagliardo ( Dottor Bombasto), la mezzo soprano Sabrina Willeit (Colombina) e il tenore
Filippo Adami (Leandro).
La
produzione dell’opera, cui partecipa anche l’irlandese Wexford Festival
Opera, rientra nella convenzione triennale
stipulata fra il Teatro Comunale di
Bologna e il Teatro Rossini di Lugo che vedrà i due teatri impegnati ad esplorare
assieme le pieghe del vasto repertorio del teatro d’opera da camera dal
Settecento al Novecento storico.
A legare
in un insolito dittico le composizioni di Schönberg e Busoni, non è solo il
riferimento comune alla maschera, assunta come simbolo di una nuova visione
della vita dell’uomo, oltre che come tramite di un teatro antinaturalistico, in
polemica con le convenzioni operistiche ottocentesche.
Molteplici
sottili trame uniscono in realtà i due autori, apparentemente così lontani. La
duplice origine etnica del compositore empolese – italiano il padre, ottimo
clarinettista, tedesca e valente pianista la madre – orientò anche le sue
ascendenze musicali e drammaturgiche, che, in sommaria analisi, svelano la
scuola di Mozart
e Rossini.
Esiste certamente
un’influenza del “Pierrot lunaire”
schöenberghiano sull”Arlecchino” di Busoni, evidente sia nell’uso
dello Sprechgesang ( sorta di canto
parlato), sia in alcune lugubri e sideree atmosfere vocali e strumentali .
Composto
nel 1912, il “Pierrrot lunaire” op. 21 di
Arnold Schonberg è un melodramma per voce recitante e 8 strumenti, che
utilizza le poesie di Albert Giraud, nella
traduzione tedesca di Otto Erich Hartleben.
La
peculiarità più caratteristica di quest’opera consiste nell’impiego della
cosiddetta "Sprechstimme", cioè a dire “voce recitante”, che in primo
piano rispetto al complesso strumentale, esegue una sorta di canto parlato
(Sprechgesang), contrastante con il testo ultraromantico e decadente delle 21
poesie di Giraud, nelle quali Pierrot è posto a simboleggiare il caleidoscopio
dei desideri, dei sentimenti e delle emozioni umane. Più legata ad una
rievocazione disincantata e moderna dell’opera da camera settecentesca e alla
Commedia dell’Arte è l’"Arlecchino" di Ferruccio Busoni, che
a Lugo verrà eseguita nell´edizione italiana di Vito Levi approvata
dall’autore, un titolo di rarissimo ascolto, specie in Italia, dove l’opera del
grande compositore non è ancora sufficientemente valorizzata.
Ispirato
dalla visione a Bologna nel 1912 di uno spettacolo su Arlecchino del grande
attore veneziano Emilio Picello e di una piccola messa in scena per il teatro
dei burattini dell’"Occasione fa il ladro" di Gioachino Rossini,
Busoni dà alle stampe nel 1916 un “ capriccio scenico” sottotitolato “ Tragedia
per marionette”, in cui, per il tramite
delle peripezie di Arlecchino inteso a
conquistare e sposare la bella Annunziata, si esprime in realtà la voce
disincantata dell’autore stesso
La
vicenda si svolge in una successione ininterrotta di numeri chiusi, omaggio e
rielaborazione delle forme del teatro settecentesco, attraverso le quali il
compositore strizza l’occhio, con toni ora caricaturali e parodici, ora
seriosi, ora di semplice immediatezza, a tutte le principali forme musicali, sia operistiche che popolari,
come la marcia e la pantomima cantata.
Il tutto è
attraversato da un riso doloroso, e rappresenta senza dubbio l’opera più
autobiografica che il grande compositore ci ha lasciato.
Voto
8