This Must Be the Place
Regia di Paolo Sorrentino
Cast: Sean Penn, Frances McDormand, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten. Judd Hirsch, Kerry Condon, David Byrne, Olwen Fouere, Shea Whigham, Liron Levo, Heinz Lieven, Simon Delaney, Seth Adkins; drammatico; Ita./Fran./Irl.; 2011; C.; dur. 118'
Il film americano di Paolo Sorrentino
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Il Divo, 2008
This Must Be The Place, 2011
La grande bellezza, 2013
Da un giovane regista
evocativo come Paolo Sorrentino era lecito attendersi un esordio americano
esattamente come This Must Be the Place,
scritto a quattro mani dal regista napoletano con lo sceneggiatore Umberto
Contarello. La storia prende avvio a Dublino, dove il protagonista, Cheyenne,
già rockstar degli anni Ottanta, si è ritirato in volontario esilio dentro una grande casa in cui vive da molti anni con la compagna Jane.
Cheyenne è un pensionato di lusso grazie ai proventi delle royalties dei bei tempi andati, tempi che egli stesso sa bene che non
torneranno mai nonostante Jane e i suoi fan ancora cerchino di spronarlo a
tornare sul palcoscenico. In effetti il buon Cheyenne
continua a vestirsi (e truccarsi) come se dovesse esibirsi in concerto da un
momento all'altro: capelli scurissimi e cotonati, trucco su labbra e occhi,
divisa dark d'ordinanza, per certi versi un clone di Robert
Smith dei Cure. Il fatto è che Cheyenne ormai non
crede più al potere taumaturgico del rock e ne è
consapevole, quindi passa blandamente le sue giornate, cercando di non
annoiarsi troppo e non cedere alla depressione. Poi arriva la notizia
inaspettata che il padre con cui non ha più rapporti da anni sta morendo a New York: vincendo la sua atavica paura per il volo - non
prende un aereo da trentacinque anni ma, come rileva Jane,
questo non è il suo unico problema -, approda alla Grande Mela trovando il
genitore già defunto. Leggendone i diari, Cheyenne scopre l'ossessione alla
quale suo padre, già vittima della tragedia della Shoah, ha dedicato
gli ultimi trent'anni: trovare il criminale nazista che l'ha umiliato
quando era imprigionato nel campo di concentramento e vendicarsi.
Nonostante Cheyenne non abbia alcun talento investigativo (e la possibilità
concreta che il vecchio aguzzino sia già deceduto), Cheyenne decide a sorpresa
di far sua l'ossessione paterna, forse nel tentativo (a tempo scaduto) di
riconciliarsi col genitore, e magari anche con se stesso, per quanto non se ne
renda conto veramente - al telefono con Jane infatti
si produce in una bella battuta: "Non sto cercando me stesso. Sono in New Mexico non in India" -. Sorrentino dirige con
occhio impeccabile l'avventura
on the road di una rockstar
afflitta dalla sindrome di Peter Pan, un tizio sui
generis che ha sempre bisogno di portarsi dietro pesi di varia natura (carrelli
della spesa o trolley che siano) come a simboleggiare la caterva di situazioni
irrisolte che ha dentro l'animo. Il tutto alla catartica ricerca del
fantomatico aguzzino di un padre che quasi non ha conosciuto per le strade
immaginifiche degli States, che pure ormai non conosce
più. Una gran bella storia, tutta affidata alle capaci spalle
attoriali di uno stratosferico Sean Penn. Il titolo è mutuato dall'omonima canzone dei Talking Heads di David
Byrne, che ha collaborato alla colonna sonora e si è
perfino prestato ad un cameo. Assolutamente da non perdere.
This Must Be the Place, regia di Paolo Sorrentino, con Sean Penn, Frances McDormand, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten. Judd Hirsch, Kerry Condon, David Byrne, Olwen Fouere, Shea Whigham, Liron Levo, Heinz Lieven, Simon Delaney, Seth Adkins; drammatico; Ita./Fran./Irl.; 2011; C.; dur. 118'
Voto
7/8
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