Intervista a Goran Paskaljevic
Come Harry divenne un albero
La polveriera
La
storia alla base di Come Harry divenne un albero, diretto da Goran Paskaljevic, è ispirata da una
fiaba cinese. Se aggiungiamo che il film è stato girato in Irlanda
durante il periodo di esilio cinematografico del regista serbo dalla
sua patria, con troupe multietnica e coproduzione italo-anglo-francese,
viene da stupirsi per come alla fine elementi tanto eterogenei siano riusciti a
fondersi in una miscela di sapore dichiaratamente irlandese, lievemente
surreale, animata da un sanguigno humour in sottofondo. Siamo nel 1924 e
precisamente nell’amena e verde campagna nei pressi del villaggio di Skillet: Harry
è un contadino segnato da due tragedie familiari che si sono susseguite l’una
dopo l’altra, prima l’amato figlio maggiore vittima della guerra civile, quindi
la moglie stroncata dal dolore. Harry è rimasto col figlio minore Gus ad occuparsi
dei cavoli del suo podere: il sogno ricorrente del maturo contadino è di
diventare un albero possente ed in grado di reggere agli scherzi del clima,
capace di restare in piedi contro tutto e contro tutti. I lutti che hanno
colpito la sua famiglia hanno portato Harry ad elaborare una bizzarra filosofia
di vita, in base alla quale un uomo si misura dal valore dei propri nemici. La
scelta del contadino, dopo attenta riflessione, è caduta su George, gestore del
pub-spaccio locale, sensale di matrimoni e donnaiolo imperterrito, l’uomo più
ricco e potente di Skillet: sarà lui il nemico da distruggere ad ogni costo, da
odiare e di cui non fidarsi sempre e comunque, contro ogni apparenza e contro
ogni logica. Come Harry
divenne un albero procede in questa irrazionale sfida unilaterale, che
progressivamente innescherà un confronto aperto tra i due protagonisti in
direzione del surreale finale. Nel mezzo si consuma il matrimonio tra l’acerbo
Gus e la bella Eileen grazie all’operato di George: l’unione si rivelerà
problematica, confusa dalla tresca clandestina avviata dal sensale con la
giovane sposa, sfruttata ad arte da Harry per spingere all’odio anche il
figlio. Dal regista de La
polveriera un film che lascia spiazzati per la delicatezza di toni, per
il suo generalizzato impasto celtico, per la vena lirica ed insieme magica
dell’allegoria centrale. Come Harry divenne un albero
è comunque una
pellicola degna d’interesse, anche per la maiuscola prova di Colm Meaney,
uno degli attori in assoluto più bravi della verde Irlanda.
Come
Harry divenne un albero - How Harry became a tree, regia di Goran Paskaljevic,
con Colm Meaney, Adrian Dunbar, Cillian Murphy, Kerry Condon; drammatico;
Fran./Irl./Ita./Gran Bret.; 2001; C.; dur. 1h e 39’
Voto
7-