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  20/04/2024 - 09:20

 

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Parasite
Di Bong Joon-Ho
Il mondo di sopra e quello di sotto si confrontano al cinema
Palma d’Oro a Cannes nel 2019, Oscar 2020, miglior film, miglior film internazionale, miglior sceneggiatura e miglior regia

 




                     di Giovanni Ballerini


Florence Korea Film Fest 2020
Bong Joon-ho: Oscar 2020
Bong Joon-ho: Memories of Murder, 2003
Parasite: Oscar 2020
Cho Jin-woong al Florence Korea Film Fest 2020


E’ un piacere godersi un film ricco di contenuti e intuizioni come Parasite (parassiti). L’opera e il suo regista Bong Joon-ho hanno trionfato agli Oscar 2020, con ben quattro statuette: miglior film, miglior regia, miglior film internazionale, miglior sceneggiatura. Questo azzeccato ottavo lavoro di Bong Joon-Ho, che ha vinto anche la Palma d’Oro a Cannes nel 2019, spazia con brillantezza tra affresco sociale, commedia, dramma e thriller senza perdere la sua unicità e conquista la platea mondiale con il suo stile assolutamente originale e fuori dagli schemi. Il regista sudcoreano, che abbiamo apprezzato in reportage noir a tinte fosche, come il suo secondo film Memories of murder del 2003, anche in questo lavoro parla, attraverso un azzeccato intreccio di primi e secondi piani, della società sudcoreana. L'acuta e spregiudicata narrazione di Bong Joon-Ho (a cui il Florence Korea Film Festival nel 2011 dedicò la sua prima retrospettiva) vede infatti confrontarsi in varie vicende il mondo di sotto e quello di sopra, l’underground con il jet set, i diseredati con la top class, l’angusto e lercio seminterrato dei Kim e l’ampia, elegante e minimalista casa dei Park, progettata da un’archistar. A interagire, fino a fronteggiarsi adottando toni palesemente truffaldini, in una tensione fra tra vuoti e pieni, tra il design e la sua mancanza, sono i quattro componenti della famiglia di Ki-taek, tutti disoccupati e i quattro ricchi Parks e chi sta a loro intorno. In una sfumata, poi sempre più ideale, tenzone che profuma un po’ di lotta di classe, un po’ di battaglia identitaria per la sopravvivenza. Non tutto è come sembra e il film, che si avvantaggia di una fotografia e di una regia brillante, alterna visioni di tuguri metropolitani (anche mentali) a quelle glamour di una villa dalle atmosfere architettoniche al top. Parasite è un film grottesco, esilarante e inquietante assolutamente contemporaneo, che usa con trasporto e brillantezza, il noir, il design e l’architettura (non a caso anche la rassegna La Percezione dell’Architettura I luoghi dei racconti 2020 l’ha messo in programma ) per parlare a tutti della vita di tutti i giorni in una società in cui le differenze sociali non sono facilmente colmabili e in cui grandi patrimoni convivono a breve distanza da una moltitudine di nullatenenti, di reietti di una società in funambolica salita. Se al divario tra ricchi e poveri si aggiunge un metaforico gioco di scacchi fra le nevrosi, la malinconia e l’indolenza della famiglia ricca e il furbo e vorticoso arrivismo di quella povera, il film si trasforma, tra gag, riflessioni e colpi di scena, in una virtuale bottiglia di champagne pronta a esplodere, insieme al suo tappo, evidenziando le tante contraddizioni dei vari personaggi in gioco e di una società post-industriale inguaribilmente piramidale in cui chi si illude di prendere al volo l'ascensore per tentare di salire la scala sociale, come in un tragico gioco dell’oca, può ritrovarsi al punto di partenza. Anzi ancora più giù. Un film paradigmatico del mondo di oggi in Corea, ma anche all over the world.

Voto 9 

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